È stata inaugurata con la mostra “Le Valigie Digitali” la quinta edizione del Festival Voci Migranti, rassegna che ogni anno porta a Siena linguaggi, esperienze e narrazioni capaci di raccontare il fenomeno delle migrazioni al di là dei numeri e delle cronache quotidiane.
La mostra, diffusa in più spazi cittadini, nasce da un progetto artistico partecipativo avviato nel 2018 e costruito nel tempo grazie al contributo di rifugiati, migranti, minori stranieri non accompagnati e studenti. Attraverso fotografia, video, scrittura e suono, le opere si nutrono dei materiali contenuti nelle sim card e nei profili social dei partecipanti, trasformandoli in racconti, testimonianze e identità visive.
A curare l’esposizione è la fotografa Daniela Neri, che spiega: “Le Valigie Digitali nasce diversi anni fa e negli anni si è arricchito di nuove storie e nuovi protagonisti. L’ultimo capitolo è stato il lavoro con i ragazzi minori non accompagnati, realizzato insieme al Liceo artistico Mengaroni di Pesaro: un’esperienza che ha messo in dialogo adolescenti migranti e non migranti, facendo emergere un patrimonio comune di memorie e desideri“.
Le valigie simboliche che danno il titolo alla mostra non sono quelle fisiche, ma digitali: “Il migrante spesso parte senza poter portare nulla con sé, ma conserva nelle sim card del telefono ricordi, immagini, voci, frammenti di vita. Noi lavoriamo proprio su questo: trasformare quel contenuto in un archivio condiviso, che diventa narrazione collettiva”.
La curatrice sottolinea anche la valenza sociale del progetto, in un momento storico segnato da guerre e crisi umanitarie: “Tra le opere a cui teniamo di più c’è la “Cella di Mohamed”. A 12 anni ha vissuto un anno di carcere duro, in isolamento, senza colpe. La sua testimonianza ci ricorda che l’infanzia e l’adolescenza troppo spesso sono vittime dimenticate di conflitti e ingiustizie. Dobbiamo dare voce a chi voce non ce l’ha“.
Con “Le Valigie Digitali” il Festival Voci Migranti sceglie dunque di partire dai vissuti personali, per offrire al pubblico non solo uno sguardo artistico ma anche un invito alla riflessione: dietro ogni migrazione, ci sono volti, memorie e storie che meritano di essere ascoltate.
