Indagine sieroprevalenza SARS CoV2, Montomoli: "97.5% italiani ancora suscettibili al virus"

Secondo il Docente universitario l'incremento dei casi è da darsi per scontato, resta quantomeno rassicurante il dato relativo alla bassa letalità

Di Redazione | 6 Agosto 2020 alle 17:04

Indagine sieroprevalenza SARS CoV2, Montomoli: "97.5% italiani ancora suscettibili al virus"

“Solo il 2,5% degli italiani è venuto a contatto con il virus SARS CoV2. La stragrande maggioranza degli italiani è quindi ancora sucettibile al virus”. Il professore di Igiene e Medicina Preventiva presso l’Università degli Studi di Siena Emanuele Montomoli, commenta così i dati emersi negli scorsi giorni dall’indagine di sieroprevalenza sul SARS-CoV2 condotta da Istat e Ministero della Salute.

Professore, questa mattina sulla sua pagina Facebook ha commentato i risultati dell’indagine di sieroprevalenza sul SARS-CoV2, concludendo che la quasi totalità del Paese è ancora esposta al virus, proprio come all’inizio della pandemia. Questo cosa significa?

“Da una veloce lettura dei dati emerge che i soggetti sucettibili al virus sono ancora il 97.5% della popolazione. Solo il 2.5% degli italiani hanno infatti incontrato il virus. Questo dato è molto eterogeneo, ci sono forti differenze territoriali che confermano ad esempio l’alto dato della Lombardia (7.5%) e allo stesso tempo regioni (soprattutto nel Meridione) che stanno addirittura sotto lo 0%. Ciò che emerge chiaramente è che, qualora il virus dovesse avere le stesse caratteristiche di virulenza osservate negli scorsi mesi, questo potrebbe ipoteticamente fare grandi danni perchè troverebbe un altissmo tasso di popolazione suscettibile”.

Il Direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti, ha fatto però notare come alla luce di questi dati, la letalità del SARS-CoV2 sia all’incirca dello 0.7/1%. Questa bassa letalità può farci stare più tranquilli nonostante l’incremento dei casi?

“Quello che dice Bassetti è fattuale poichè basato su un’indagine piuttosto importante che riporta chiaramente una letalità contenuta. Credo che all’inizio il tasso di letalità sia stato sovrastimato, soprattutto perchè in alcune aree, si prendano ad esempio alcune province della Lombardia, gli infetti sono stati riscontrati tutti negli stessi luoghi e nell’arco di pochissime settimane. Questo ha di fatto complicato l’assistenza medica che, sommata alla scarsa conoscenza che avevamo del virus, ha dato il la a una massiccio incremento delle morti. Questo ci ha fatto pensare che la letalità fosse alta. I datti relativi alle morti possono farci stare tranquilli, ma dobbiamo comunque rimanere cauti perchè i dati non sono ancora consolidati, i numeri non sono molto consistenti”.

Come possiamo spiegare la sostanziale stabilità dei contagi in Italia (nonostante la leggera crescita settimanale) rispetto agli incrementi che osserviamo in tanti altri paesi europei?

“Gli aumenti che vediamo all’estero si vedranno con il tempo anche in Italia. I cittadini italiani hanno rispettato e in parte continuano a rispettare le misure anti contagio e forse questo ci sta aiutando. Spero di essere smentito, ma quando arriverà l’inverno e le persone inizieranno a frequentera nuovamente luoghi chiusi, inizieranno a risalire anche i contagi. Questo non significa che si tornerà alle misure restrittive del periodo del lockdown, dico solo che ci saranno nuovi casi. A scegliere sarà poi la politica”.

Sul fronte delle possibili cure, a che punto siamo?

“Rimango convinto di quanto già detto in precedenza: solo il vaccino debellerà del tutto il virus. Noi a Siena stiamo facendo sperimentazione clinica per diverse aziende farmaceutiche estere, sono ottimista che intorno alla seconda metà del 2021 ci sarà un vaccino. Starà poi all’Italia essere in grado di accaparrarsi le dosi necessarie dai paesi esteri produttori”.

Andrea Mari



Articoli correlati