Jefferies: acquisizione di Mps da parte di Banco Bpm sensata solo con incentivi fiscali da 1.8 miliardi

Jefferies ipotizza un'acquisizione carta contro carta con il pagamento di un premio del 20% da parte del Banco, un taglio del 30% della base di costi di Siena, oneri di ristrutturazione pari a 1,38 miliardi che lasciano presagire oltre 5 mila esuberi

Di Redazione | 2 Marzo 2023 alle 20:45

Jefferies: acquisizione di Mps da parte di Banco Bpm sensata solo con incentivi fiscali da 1.8 miliardi

Un’acquisizione di Mps da parte di Banco Bpm “potrebbe avere senso finanziario” solo in presenza di incentivi fiscali in linea con quelli concessi ad Unicredit alla luce del fatto che i soci del Banco “faranno fatica ad accettare” un matrimonio “che aggiunge complessità all’equity story nel momento in cui il mercato sta ricalibrando le prospettive del settore alla luce del nuovo contesto dei tassi, di bilanci puliti e di una più alta remunerazione per i soci”. E’ quanto rilevano gli analisti di Jefferies, esaminando le implicazione di una potenziale fusione tra il Banco e Mps. Jefferies ipotizza un’acquisizione carta contro carta con il pagamento di un premio del 20% da parte del Banco, un taglio del 30% della base di costi di Siena, oneri di ristrutturazione pari a 1,38 miliardi che lasciano presagire oltre 5 mila esuberi (il costo di ogni uscita è stimato in 250 mila euro).

Il Tesoro si diluirebbe dal 64% al 25% del capitale e il Credit Agricole dal 9% al 6%, gli attivi salirebbero da 190 a 310 miliardi, con un Cet1 che dovrebbe restare sopra il 12%. In assenza di incentivi la valutazione del gruppo post-fusione sarebbe “leggermente negativa” (-2%) rispetto a quelle del Banco standalone, in caso di incentivi fiscali fino a 500 milioni di euro sarebbe “leggermente positiva” (+1%) mentre si avrebbe “un più tangibile impatto positivo” (+8%) con incentivi pari al 2% degli asset di Mps, come era stato previsto per agevolare le fallite nozze con Unicredit, che porterebbero un beneficio netto di 1,8 miliardi alla fusione. L’operazione viene giudicata comunque “complessa” alla luce delle sue dimensioni e se è vero che una fusione aumenterebbe del 20% l’utile per azione dal 2024 rispetto al +10% generato destinando lo 0,9% del Cet1 del Banco a buyback, è anche vero che le nozze implicano “rischi più alti”.



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