Ottant’anni dopo la storica vittoria del 2 luglio 1945, la Contrada della Lupa torna domani, domenica 12 ottobre, alla Certosa di Pontignano per ricordare il Palio della Liberazione, la Carriera che segnò la rinascita di Siena dopo gli anni bui della guerra. Nel 1945, a un anno esatto dalla Liberazione, il Palio tornò a corrersi dopo cinque anni di interruzione forzata. La Lupa, guidata dall’intuito del professor Mario Bracci, rettore dell’Università di Siena e contradaiolo appassionato, riuscì a trasformare una situazione complicata in un’impresa leggendaria.
Assegnato il cavallo Mughetto, considerato un cavallo difficile, e rimasta senza fantino a pochi giorni dalla corsa, la Contrada decise di affidarsi a Lorenzo Provvedi, lo stalliere di Bracci, ribattezzato poi Renzino. Fu lui, esordiente e inatteso protagonista, a portare la Lupa al trionfo dopo una corsa combattuta fino all’ultimo con la Giraffa.
Per ricordare quella giornata, i contradaioli si ritroveranno domani alla Certosa di Pontignano, dove Mario Bracci organizzò la festa della vittoria invitando tutta la Contrada, e al vicino cimitero, dove riposano il rettore e il fantino.
“È stato un Palio molto importante per tutta la città – racconta il priore della Lupa, Giacomo Sensi – dopo cinque anni di guerra fu il simbolo della rinascita. Abbiamo voluto celebrare gli ottant’anni di quella vittoria in un luogo profondamente legato alla nostra storia.”
Sensi ha ricordato anche il clima concitato dei giorni che precedettero la corsa: “Ci arrivammo in condizioni difficili: il capitano Guido Bargagli Petrucci si dimise due giorni prima per motivi politici, e la Contrada si trovò a dover improvvisare. Fu allora che Bracci propose il suo stalliere come fantino. Da lì nacque una delle vittorie più belle della nostra storia.”
Durante la giornata verrà anche rievocata la Bandiera Bracci, vincolata due anni fa come bene culturale nell’ambito del progetto del Ministero della Cultura sul riconoscimento del Palio come bene immateriale. “Abbiamo voluto mostrarla di nuovo, anche per far capire ai più giovani che il Palio è un organismo vivo – spiega il priore –, parte della nostra identità quotidiana. Ricordare eventi di 80 anni fa significa rinnovare la memoria di chi ci ha preceduto.”
Un anniversario, dunque, che non è solo celebrazione del passato, ma anche testimonianza di continuità e identità: la forza di una comunità che, nel segno del Palio, tiene viva la propria storia e la propria anima.