Medaglia di civica riconoscenza al poeta ed enigmista
Candidato dalla Contrada della Torre per una delle tre medaglie di civica riconoscenza Riccardo Benucci, attualmente redattore del periodico “Penombra”. Dopo gli esordi nella “Settimana enigmistica”, ha curato numerose collaborazioni con le testate di settore della Corrado Tedeschi Editore e “Domenica Quiz”, proseguendo la tradizione cittadina di enigmistica classica che affonda le radici nel XVI secolo. Ha riportato successi in tutti i campi dell’enigmistica: dai poetici ai brevi, dai rebus alle crittografie, dalle frasi anagrammate alle gare di soluzione, vincendo oltre 150 premi. A livello cittadino è presidente del “Circolo culturale dei Lenti” e ha collaborato con “Il Mangia” di Tambus e “La Voce del Campo”. Dal 1982 al 2000 è stato segretario del “Premio Mangia” impegnandosi per la crescita e il successo della manifestazione.
Presentazione di Andrea Sbardellati
<<Mamma>> è stata la prima parola pronunciata da Riccardo Benucci, come tutti i bambini del resto, ma siamo certi che la sua seconda parola è stata <<Rebus>>, una sorta di neonato con l’enigmistica nel sangue che a soli sette anni compose il suo primo cruciverba. Ma l’influenza più determinante fu quella della nonna Carolina Pepi, detta Lola, che insegnò al nipote le regole dell’enigmistica. Nonna Lola fu invero molto contenta quando, cresciuto, Riccardo la sfidava a risolvere difficili cruciverba senza schema, cominciando a batterla in velocità. A 15 anni Benucci prese la sua grande decisione: con l’emozione tipica di chi intraprende un cammino inesplorato ed esaltante, inviò diversi rebus di sua creazione alla Settimana Enigmistica. Alcuni gli furono accettati e nel gennaio del 1973, a soli 16 anni, Riccardo trovò tra le pagine della prestigiosa rivista il suo primo rebus dalla soluzione “Morbo pericoloso”. Da allora non ha più smesso di deliziare i cultori dell’enigmistica italiana che ogni giovedì aspettano l’uscita del settimanale milanese, collaborando poi anche a Domenica Quiz, sulle riviste della Corrado Tedeschi Editore e per il periodico scientifico “Focus”. La sua produzione di giochi enigmistici è diventata di grande qualità con rebus, indovinelli, giochi in versi e crittografie pubblicati sia sulle testate a più larga diffusione che in quelle “classiche” per soli abbonati di cui parlerò a breve, firmando fin dall’inizio i lavori con lo pseudonimo storico di Pasticca, il nomignolo affettuoso con cui veniva chiamato in giovane età da un suo conoscente e che riassumeva il suo carattere mite e gentile. Altri pseudonimi da lui usati nel tempo sono stati Spadaforte e Rosso fulmine, di chiara dedica alla sua amata Contrada, la Torre e Fresita, in omaggio alla sua gentile consorte peruviana. Dopo il fortunato esordio sulla “Settimana”, Riccardo entra nel 1980 nel mondo dell’enigmistica classica, una sorta di Girone d’eccellenza dell’enigmistica, pubblicando giochi su riviste specializzate per soli abbonati come “Labirinto”, “La Sibilla” e la quasi centenaria “Penombra”, di cui è oggi anche apprezzato redattore. Condivide le pagine del bimestrale “La Sibilla”, con abbonati famosi come Roberto Vecchioni (che si firma Sergente York), conosciuto agli annuali convegni della rivista, Francesco Guccini e Paolo Conte. Tornando a Siena, possiamo dire che Riccardo Benucci ha continuato ad onorare quelle che rappresentano delle forti tradizioni storiche culturali, partendo da Angiolo Cenni detto “Il Resoluto”, maniscalco alla Postierla e tra i fondatori della Congrega dei Rozzi, che, nel 1538, nel pieno splendore della Repubblica di Siena, pubblicò il primo enigma del Rinascimento inserito in una raccolta ordinata di composizioni del genere. Altri enigmi venivano proposti, a quel tempo, da estrosi personaggi quali l’Attento, l’Avviluppato, il Dolente, lo Strafalcione, il Traversone, il Voglioroso.
Altro senese importante, nella prima metà del Novecento, fu il geniale anagrammista Spada di Sparta (Spartaco Spadacci) mentre negli anni ‘70 emergono due purissimi talenti di casa nostra: Roberto Gagliardi (Tagete e Cuor di Mago), indimenticato professore al Liceo Piccolomini e Giuliano Ravenni (Il Priore), primario ospedaliero, già Onorando Priore, appunto, della Contrada di Valdimontone.
Con Il Priore, Pasticca ha organizzato due Congressi nazionali, a Punta Ala nel 1985 e a Chianciano Terme nel 1996, mentre con altri enigmisti toscani ha promosso cinque Simposi regionali, gli ultimi tre dei quali ospitati a Monteriggioni, incontri che hanno portato in Terra di Siena diverse centinaia di enigmisti con le loro famiglie, accolti con entusiasmo dal Sindaco di Monteriggioni, Raffaella Senesi.
Che dire della carriera di Benucci/Pasticca? Più di ogni altro discorso, parlano i numeri e il suo straripante albo d’oro, che vanta pochi eguali nella storia di tutti i tempi dell’enigmistica italiana, da cui risulta salito sul podio in ben 110 differenti concorsi e gare e premiato in più di 150. Complessivamente, il repertorio online Eureka registra oltre 2.000 giochi pubblicati da Pasticca in quaranta e passa anni di attività.
Ciò che colpisce è la sua completezza: ha riportato successi in tutti i settori dell’arte edipea (dai poetici, autentico cavallo di battaglia, ai brevi, dai rebus alle crittografie, dalle frasi anagrammate alle gare di soluzione). Suo è il rebus più lungo d’Italia, davvero da Guinness dei Primati, composto su un’unica frase proverbiale di 61 parole e 288 lettere.
Nel 2011 ha pubblicato, per l’Editore Betti, l’antologia di enigmi “Il vuoto che brucia”. Sempre nel 2011 trionfa nel Concorso bandito dalla rivista Penombra in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, componendo venticinque lavori poetici che hanno per protagonisti noti e meno noti personaggi del Risorgimento.
Un curriculum di tal genere si sposa nel nostro Pasticca con una innata bonomia e un fine senso dell’humour, lo stesso che qualche anno fa gli fece scrivere: “Fa impressione/ pensare/ che, nell’inestricabile dedalo/ di queste strade,/ io rappresento Edipo. /Guai a farsene un complesso”.
A suggello di tanto inesausto impegno, Benucci è stato nominato nel 2015 Presidente dell’Associazione “Biblioteca Enigmistica Italiana” che ha sede a Modena. L’Associazione è intitolata al commendator Giuseppe Panini, uno tra i fondatori della casa editrice nota in tutto il mondo per le sue “figurine”, egli stesso enigmista con lo pseudonimo de Il Paladino.
La Biblioteca vanta una preziosa e ordinata raccolta di materiale, da volumi del ‘600 sino alle moderne riviste di enigmistica classica e popolare e al contempo propone libri e manuali divulgativi che si possono reperire anche tramite internet, contribuendo a mantenere viva l’attenzione su questo particolare settore culturale, così vivo e diffuso in Italia.
Benucci è stato titolare della rubrica “Il salto del fiocco” apparsa sulla Nazione di Siena in occasione del Palio di luglio di quest’anno e ripetuta ad agosto, per sfidare i lettori con giochi incentrati sui temi della nostra Festa.
“Sono stato davvero fortunato – ripete spesso Riccardo – ho potuto divertirmi, giocando per tutta una vita, anche se il gioco, a ben vedere, ha regole ferree ed è una cosa seria. Ogni gara è stata per me una sfida interpretata con spirito più paliesco che decoubertiano. Lo ammetto, se arrivo primo è meglio”.
“Nelle mie tasche – prosegue Pasticca – non mancano mai un blocchetto notes e un mozzicone di lapis. Tengo sempre almeno un foglio di carta con me, persino di notte sotto al cuscino, perché l’idea per un gioco può venirti in qualsiasi momento, magari sull’autobus, per strada o nel dormiveglia e se poi ti scappa, è difficile recuperarla”.
Siena e il suo territorio risultano spesso protagonisti delle sue opere enigmistiche. Ad esempio, Benucci ha preso spunto dal Cimitero Monumentale della Misericordia per creare una serie di struggenti enigmi, una sorta di Spoon River degli affetti senesi, ha parlato del sacrificio degli studenti di Curtatone e Montanara o di Garibaldi alle Terme di Rapolano nella silloge sull’Unità d’Italia, mentre resta indelebile la genialità di un altro pluripremiato enigma, con soluzione lo stemma araldico, che trattava della scomparsa di Italo Calvino, avvenuta a Siena il 19 settembre 1985.
Ma Riccardo Benucci è stato ed è anche altro. Il suo abbrivio artistico l’ha avuto giovanissimo in occasione dell’incontro con Tambus e la conseguente frequentazione della sua straordinaria Bottega. Con Tambus Riccardo collabora alla celebre rivista “Il Mangia”, alla Biennale dell’Umorismo e segue da vicino la nascita del Vernacolo Clebbe.
Altro personaggio senese illustre che ha contribuito alla formazione artistica culturale di Riccardo è stato indubbiamente il Dottor Giulio Pepi, allora suo direttore all’Azienda di Turismo, dove Benucci lavorava, che tantissimo gli ha insegnato circa gli innumerevoli e bellissimi aspetti della meravigliosa storia della nostra città.
Da presidente del Gruppo Stampa Autonomo di Siena sono oltremodo orgoglioso di presentare Riccardo nella cerimonia di consegna della medaglia di civica riconoscenza da parte del Concistoro del Mangia perché Benucci è sempre stato di fatto un collaboratore di giornali di ogni specie (ad esempio, mi viene da citare la sua rubrica “Corsivi in corpo dodici”, uscita per anni sulle pagine de “La Voce del Campo”).
Benucci lo ha fatto di getto, spontaneamente, senza ambire alla tessera di giornalista pubblicista, che tuttavia potrebbe ancora ottenere, viste le prestigiose collaborazioni a tutt’oggi da lui svolte.
Un capitolo a parte lo merita il suo rapporto con la poesia: Riccardo ha cominciato a scrivere liriche da ragazzo. Molti sono i libri di poesie da lui pubblicati: “Notturno con lepre” (Cesati Editore), “Il bar degli indovini” (La Copia Editore con prefazione di Roberto Barzanti e la post prefazione di Carlo Fini) e “Andante verso” (Betti Editore con prefazione di Luigi Oliveto). Vincitore assoluto del Premio Casentino 1988, nel 2014 si è aggiudicato il primo posto del Concorso del Sonetto bandito dal sito “Siamo di Siena…siamo fatti così”.
Fondatore nel 2002 , assieme alla pittrice Annamaria Pagani, del Circolo Culturale dei Lenti di Siena, di cui è Presidente da oltre un decennio. Ha allestito nel tempo numerose iniziative (cinquanta e passa mostre di pittura e fotografia, presentazioni di libri, incontri/scontri di poesia).
Ha poi pubblicato un romanzo breve “Trenta notti e una stella”, oltre a un saggio sulla storia dell’Azienda Autonoma di Turismo di Siena. Nell’occasione il Dottor Giulio Pepi lo fece lavorare in una specie di soffitta appartata e gli intimò di farsi rivedere solo quando il lavoro di ricerca sarebbe stato completato.
Ha scritto pure un romanzo a metà tra lo storico e il fantastico, “Il risveglio di Horatio”, anch’esso ambientato fra le nostre mura e secondo classificato nel recente Premio Letterario Città di Siena.
La nostra città ha su Riccardo l’effetto di una magia inesausta: lui l’ama con un sentimento che non ha limiti, in maniera immensa, l’apprezza in ogni angolo, in ogni vicolo, in ogni scorrere di umori sotto le sue pietre, in ogni giardino e ritaglio di verde, anche il più povero e umile. Ne adora i silenzi e i suoni.
Di continuo la bellezza e il fascino della nostra città hanno ispirato Riccardo nella scrittura dei suoi versi come in “Notturno con lepre”, dal registro romantico e bohémienne, mentre “Il bar degli indovini” è tutto incentrato sulla palpitante esistenza del rione dove ha vissuto per una diecina d’anni, nel neoclassico palazzo Trallori di via San Martino. Il suo seguito, “I resti di Cartagine”, è risultato vincitore del Primo Premio Letterario Città di Siena e sarà stampato dall’editore Il Leccio nel prossimo autunno.
Anche la Contrada della Torre ha potuto contare sul suo appassionato apporto artistico: Riccardo ha infatti collaborato ai numeri unici delle vittorie del 2005 e del 2015. è socio del Circolo Culturale “I Battilana” della Contrada della Torre presieduto da Luca Bonomi.
Immagino, anzi, so per certo, che oggi Benucci si senta emozionato due volte: ciò deriva dal fatto che un po’ gioca in casa in quanto dal 1982 sino al 2000, in qualità di dipendente dell’Azienda di Promozione Turistica, ha curato con entusiasmo e tatto proprio la Segreteria del Premio Mangia. Per anni, suoi sono stati i testi delle pergamene, poi illustrate da Irio Sbardellati e Vita di Benedetto.
Fervido tifoso della Robur, ha descritto in ogni modo, con articoli sulle pagine dei periodici “Il Bianconero” e “Il Fedelissimo”, l’epopea della Robur.
Riccardo, impiegato presso il Settore Ambiente della Regione Toscana nel Presidio di Siena, e da sempre sensibile alle tematiche ambientalistiche, è stato fondatore nel 1975 della Sezione senese del Centro Studi e Iniziative Ecologiche “Kronos 1991”, ed attivo nel mondo della politica e del sindacato; dal 2001 al 2006 è stato vicepresidente, della Circoscrizione 5 del Comune di Siena.
Tutto importante, ma niente forse vale il sacro fuoco della poesia. Per questo ho chiesto a Riccardo di lasciarmi leggere alcuni versi a lui cari. Queste due brevi liriche sono entrambe incentrate su un modesto oggetto ormai in disuso, la cassetta per le lettere, la prima, una cassetta senese, di città, che gli faceva compagnia quando abitava in via San Martino, l’altra, quasi abbandonata, di campagna.
<<Trabocca
la rossa cassetta
tra brocche di rame
e sonagli.
Sul muro
si spegne
il suo corno
danzante.
Curioso sarebbe
buttarci una foglia.
Vedere a che autunno
ritorna>>.
***
<<Di un paese non guardo,
all’inizio, i palazzi,
né le chiese, i musei,
le statue dei personaggi.
Cerco subito in piazza
quell’unica cassetta,
inquieta ed isolata
come una noia
lezza.
La riempio con pochi,
immaginari versi,
le incollo un bollo
verde, le porgo
i complimenti.
Rovente poi la lascio
al frullìo della sera.
Quell’unica cassetta
per lettere d’amore
a primavera>>.