La storia di Leonardo: l'architetto nomade adesso a Siena con la sua Tiny House

Di Redazione | 31 Agosto 2018 alle 10:05

La storia di Leonardo: l'architetto nomade adesso a Siena con la sua Tiny House

“Ho attraversato l’Europa, ho fatto molti chilometri e non ho nessuna intenzione di fermarmi”

Scegliere di vivere su ruote e in soli 9 metri quadrati, viaggiando per l’Europa, si può. Dimentichiamoci i nomadi vecchio stampo, lo può fare anche un ragazzo ventinovenne che ha voglia di girare il mondo. Leonardo Di Chiara, giovane architetto, è arrivato fino in Toscana sulla sua Tiny House: la prima casa italiana a ruote. Una minuscola casa” che a primo impatto sembra vuota ma in realtà è tutta da scoprire. Dentro si nasconde un letto, una cucina, un soggiorno, un bagno e una terrazza. Basta avere la fortuna di salirci sopra per scoprire quanto l’essenziale può diventare quotidianità e per scoprirlo basterà visitarla questa sera tra le 17 e le 20 presso il Podere Sant’Anna sulla strada Radi-Siena.

“Sarà possibile gustare il tramonto dalla mia terrazza. Perché anche io ho una terrazza – afferma Di Chiara -. Non potevo privarmi del gusto di osservare panorami di tutta Europa solo perché ho deciso di vivere su quattro ruote. E di fronte al panorama senese si potrebbe stare ore ed ore”. A farlo arrivare fino a Radi è stato Matthias Berger. “Leonardo mi ha manifestato da subito il desiderio di far vivere alla casa un’esperienza che non fosse quella cittadina. Ma soprattutto desiderava farla stare un po’ di tempo in Toscana. Così ho scelto di arrivare fino a qui – racconta Matthias -. Siamo in un caseificio che mette in primo piano la sostenibilità, grazie alla produzione del formaggio, stesso principio della casa e del progetto di Leonardo”. “Una casa sostenibile in una zona stupenda – risponde Leonardo -. Ho attraversato l’Europa, ho fatto molti chilometri e non ho nessuna intenzione di fermarmi, nonostante qui mi sia trovato benissimo. Il motivo è semplice perché sono un architetto nomade, e ho realizzato il sogno che avevo fin da bambino: vivere in una casa tutta mia che può incastrarsi nelle città, nei paesi, nei contesti più diversi, vivendo tante realtà in libertà. Si può vivere anche in una dimensione minima ed io lo sto dimostrando”.

Lo spazio della casa ha dell’incredibile: 9 metri quadrati e di primo impatto non ci sono oggetti. “Grazie ad estrazioni e modifiche di pannelli scorrevoli nella mia casa non manca niente. Ho scelto di chiamarla Avoid perché all’inizio c’è un vuoto. Poi, più si vive all’interno della casa e più questo colore grigio diventa color legno che corrisponde all’apertura di diversi dispositivi. Moltissimi visitatori vorrebbero vivere nella mia casa. Per questo motivo ho deciso di creare un test living, così le persone possono provare per una notte, o una settimana, questo modo di vivere ed io in cambio chiedo solo il risultato di questa esperienza attraverso un report”. Ma come è nata l’idea? “Mentre studiavo architettura a Bologna l’idea che avevo fin da bambino si è evoluta. Ho disegnato la Tiny House e 25 ditte del Pesarese hanno creduto in me, così è nata nel 2017 la prima Tiny House italiana. Ho partecipato a una mostra-esperimento nei giardini del Bauhaus a Berlino con 15 tiny houses di varie parti europee”. Un’idea che potrebbe in futuro diventare l’alloggio ideale per le nuove generazioni. “Ci spostiamo per studiare, per lavorare e per amore, con una Tiny House potremmo avere con noi sempre la nostra casa e, inoltre, si risolverebbe il problema del sovraffollamento delle città”.

Simona Sassetti



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