La storia di Spaccamontagne, il partigiano che unì il coraggio al mondo contadino: San Quirico d’Orcia celebra la sua storia e i suoi eroi antifascisti

Dai boschi della Val d’Orcia al cuore delle istituzioni: il sacrificio partigiano che continua a parlare all’Italia di oggi

Di Redazione | 27 Ottobre 2025 alle 15:30

Una sala gremita, tante emozioni e un orgoglio che attraversa generazioni. Il Salone Alessandro Magno di Palazzo Chigi di San Quirico d’Orcia ha accolto un momento di grande memoria e identità per la Val d’Orcia: la presentazione del materiale inedito sul partigiano Vito Raspa, detto Spaccamontagne, e sul 4° Raggruppamento “Amiata”, raccolto da Giulio Fé, presidente della sezione ANPI di Torrita di Siena.
L’iniziativa è stata promossa dall’ANPI San Quirico d’Orcia – Sezione “F.lli Pistoi” in un evento che ha visto la presenza dei familiari di Vito Raspa: il figlio Gianfranco Raspa e la nipote Claudia Sereni, oggi sindaca di Scandicci. È proprio lei a restituire al pubblico una storia che non appartiene solo alla sua famiglia, ma a un intero territorio che dal sacrificio di uomini e donne ha conquistato la libertà.
Claudia Sereni ha ricordato la forza di un legame profondo tra la Resistenza e il mondo popolare e contadino: “Mio nonno, comandante di un raggruppamento importante e carabiniere alla caserma di San Quirico, insieme a mia nonna Anelida – pientina e partigiana – rappresentano quella Toscana antifascista che ha saputo scegliere il coraggio. Se oggi siamo un Paese libero, lo dobbiamo a loro”.
Rileggendo l’inedito diario del nonno, la sindaca ha raccontato quanto quell’eredità ancora viva abbia inciso anche sul suo impegno istituzionale: “Vestire il tricolore ha assunto un valore personale, umano e profondamente responsabile verso le future generazioni”.

Una memoria che parla al presente

Ma ricordare significa anche difendere ciò che si rischia di dimenticare. Alla domanda sulle nostalgie autoritarie che ancora emergono nel dibattito politico italiano, Sereni non ha usato giri di parole: “Chi inneggia a simboli violenti e divisivi ha una visione retrograda e violenta di un mondo che invece deve sapere trovare una direzione contraria, giusta e contraria, rispetto a quel pezzo di storia. Il popolo italiano però è più avanti di questi personaggi, tanto che nelle recenti elezioni toscane abbiamo visto come la Lega di Vannacci, che è diventata un elemento residuale, abbia perso tantissimi consensi. Quindi alla fine questo ci dà la speranza di dire che questo linguaggio e questa cultura di riferimento non abbia più un futuro”.

“Ricordare per andare avanti”

A sottolineare il valore di questa giornata è anche Simona Zamperini, segretaria della ANPI di San Quirico: “Spaccamontagne rappresenta un legame vivo con la Resistenza valdorciana e con la battaglia di Monticchiello. Abbiamo voluto ripartire da ciò che ci rende comunità: la memoria di chi ha lottato per liberarci. Questo è solo il primo passo: ce ne saranno altri”.
E in sala, tra fotografie ingiallite e sguardi lucidi, erano in tanti a riconoscere un volto, un vissuto, un frammento di vita di chi ha scelto di combattere dalla parte giusta della storia.

Orgoglio e responsabilità

La storia di Spaccamontagne non è un racconto lontano. Vive sulle colline della Val d’Orcia, nelle famiglie che qui hanno cercato libertà, nel tricolore che oggi viene indossato con consapevolezza da una nipote che porta avanti lo stesso amore per giustizia e democrazia.
Perché la memoria è un impegno. E ogni volta che torna, ci ricorda da dove veniamo e per cosa dobbiamo continuare a lottare: contro chi divide, con chi costruisce. Contro la paura, con la libertà.



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