La testimonianza della famiglia di un'anziana: "Dodici ore al pronto soccorso Le Scotte di Siena senza notizie e senza bere"

"Il pronto soccorso di Siena dovrebbe avere avere una maggiore attenzione alla dignità del paziente e della sua famiglia"

Di Redazione | 15 Dicembre 2021 alle 21:32

La testimonianza della famiglia di un'anziana: "Dodici ore al pronto soccorso Le Scotte di Siena senza notizie e senza bere"

“Il pronto soccorso di Siena dovrebbe avere avere una maggiore attenzione alla dignità del paziente e della sua famiglia”: è questo l’accorato appello dei familiari di una donna trasportata al pronto soccorso dell’ospedale Le Scotte di Siena per una insufficienza respiratoria. E raccontano la vicenda: “All’arrivo al pronto soccorso ci è stato detto di non lasciarle il telefono cellulare perchè all’interno non c’è ricezione. Abbiamo lasciato il nostro numero telefonico per avere notizie. Si può ben capire la preoccupazione e ci siamo raccomandati di farci avere notizie”.

La donna, totalmente autonoma, è dializzata e diabetica, ha quindi bisogno di bere molto e di mangiare per non andare in ipoglicemia “due cose alle quali stiamo sempre ben attenti” dicono i familiari. “E’ stata messa in un letto con sbarre all’interno di box, le hanno fatto un prelievo e non ha più visto nessuno. Ha necessità di urinare con frequenza, ma nessuno che in oltre otto ore le abbia chiesto nulla. Non le hanno portato nulla da bere, che per lei è necessario, e per riuscire ad avere una padella per urinare ha dovuto gridare ad un inserviente di passaggio. Poi per ore è rimasta con la padella piena senza che nessuno passasse a toglierla“.

Trascorse alcune ore senza avere notizie i familiari hanno iniziato a telefonare “ma nessuno sapeva nulla e nessun dottore ci ha contattato per dato notizie”. Telefonate su telefonate sempre più preoccupati. “Dopo 12 ore siamo andati sul posto e abbiamo minacciato di chiamare i carabinieri. Una situazione spiacevole e imbarazzante ma penso sia capibile il senso di abbandono di chi ha un familiare all’interno di una struttura dove non si può entrare e nessuno dice cosa sta succedendo. Ed anche il senso di abbandono del paziente, specialmente anziano, che perde la cognizione di tempo e spazio”.

“Solo a quel punto è stata trasferita in reparto e da lì un medico ci ha chiamato per darci notizie. Quello che ci auguriamo è che, anche in questa difficile situazione di pandemia, all’interno dell’ospedale si ritrovi quell’umanità di cui pazienti e famiglie hanno diritto quando si trovano a dover ricorrere in urgenza ad un pronto soccorso”.

Pochi giorni fa un’altra famiglia aveva denunciato un comportamento simile, con una donna colpita da ischemia e “parcheggiata” da sola per oltre 24 ore in pronto soccorso.



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