Alberto Inglesi racconta la sua odissea culturale a Pienza: "Un calvario burocratico. L’arte messa all’angolo dal formaggio"

Lo scultore senese racconta con ironia amara la sua esperienza nella città di Pio II: “Un’odissea tra ostacoli, rifiuti e totale indifferenza. Ma l’arte, alla fine, parla al cuore”

Di Lorenzo Agnelli | 23 Giugno 2025 alle 12:30

Alberto Inglesi racconta la sua odissea culturale a Pienza: "Un calvario burocratico. L’arte messa all’angolo dal formaggio"

“Un’odissea culturale tra pecorino e perplessità”. Con questa formula tagliente e ironica, lo scultore senese Alberto Inglesi ha definito la sua esperienza con la mostra “Donna in Cammino”, ospitata a Pienza da marzo a fine maggio. In una lunga e lucida riflessione che lo stesso artista ha condiviso pubblicamente sulla sua pagina Facebook, Inglesi denuncia un percorso ad ostacoli lungo oltre due anni, contraddistinto da dinieghi continui, burocrazia paralizzante e totale assenza di collaborazione da parte dell’Amministrazione Comunale.
“Mi sono sentito un intruso, un disturbatore della quiete pubblica, reo di aver osato proporre arte in un luogo dove si preferiscono aromi… più caseari”, scrive Inglesi, con un’amarezza che non nasconde la delusione profonda per come è stata gestita l’iniziativa.

L’iter per l’allestimento, ricorda l’artista, è stato estenuante: due anni di trattative per autorizzazioni mai concesse, opere ridimensionate, nessun supporto logistico né promozionale. “Ogni mia proposta riceveva un secco ‘no’. A un certo punto ho pensato che se avessi proposto statue di formaggio pecorino, forse avrebbero avuto più successo”, ironizza.

A tutto questo si è aggiunto l’onere economico interamente a carico dell’artista, dai trasporti alla pubblicità, con un rimborso spese arrivato solo dopo quattro mesi e in seguito a ripetuti solleciti. “Non ho mai trovato un’amministrazione così disinteressata e scortese. Ma sapevano che le mie opere non erano commestibili. Forse è stato questo il mio errore”.

Eppure, nonostante tutto, Inglesi riconosce la forza dell’arte: “La vera ricompensa è vedere le persone coinvolte, toccate dal messaggio delle opere. È lì che l’arte compie la sua magia, superando l’indifferenza e arrivando al cuore”.

Il suo appello finale è un invito accorato a ripensare il ruolo della cultura nei territori: “L’arte non è un optional. È il sale di una società civile. Le amministrazioni dovrebbero supportare chi porta bellezza e pensiero, non ostacolarlo”.

Una voce fuori dal coro, quella di Inglesi, che con la sua testimonianza accende un faro su una questione ancora troppo diffusa: la mancanza di visione culturale in molti borghi d’arte italiani, dove il richiamo turistico spesso si ferma alle vetrine e dimentica l’anima sicuramente più profonda dell’arte e della cultura.

Lorenzo Agnelli

Giornalista pubblicista iscritto all'ordine dal 2020. Esperienza nel ruolo prima come corrispondente locale dalla Val d'Orcia e poi all’interno della redazione di Radio Siena Tv. Prendere parte alle discussioni e conoscere a fondo i fatti sono stati i fattori scatenanti della sua personale passione verso il giornalismo, concentrandosi principalmente sui fatti di cronaca che riguardano la collettività, come la politica e le sue incoerenze, materie da spiegare e rendere accessibili a tutti. Ama la città in cui lavora, Siena, e la sua terra, la Val d’Orcia, luogo capace di offrire bellezza paesaggistica ma anche umana, difficile da spiegare, ma che non si stanca mai di raccontare.



Articoli correlati