Un riconoscimento alla carriera e alla capacità di raccontare l’umanità nelle sue contraddizioni. L’Università di Siena ha conferito la laurea magistrale ad honorem in Antropologia e linguaggi dell’immagine a Steve McCurry, maestro della fotografia contemporanea, autore di scatti che hanno fatto la storia come The Afghan Girl.
In un’inedita Lectio Magistralis, McCurry ha dialogato con Biba Giacchetti, collaboratrice e amica di lunga data, ripercorrendo il suo percorso umano e professionale. Nel ringraziare l’Ateneo, il fotografo ha sottolineato il valore del riconoscimento ricevuto: “È un grande onore e sono molto grato all’Università di Siena per questa laurea”, ha dichiarato.
Al centro della conversazione con la stampa, il ruolo della fotografia come strumento di testimonianza e consapevolezza. “Se ci affidiamo a fonti affidabili, l’informazione ci illumina e ci permette di capire il mondo in cui viviamo” ha spiegato McCurry. “Le immagini possono non solo raccontare ciò che accade, ma anche guidare il nostro comportamento, spingerci ad agire, a fare pressione perché le cose cambino. La fotografia ci mostra con i nostri occhi cosa sta succedendo”.
Un aspetto, quello della responsabilità, che per McCurry resta centrale: “La fotografia può dare voce a chi non ce l’ha. Spesso le persone che vivono situazioni disperate non hanno la possibilità di farsi ascoltare. Le immagini aiutano a raccontare le loro storie, ed è un dovere enorme poter dare loro una voce”.
Il fotografo si è soffermato anche sul dibattito legato alle nuove tecnologie e in particolare all’intelligenza artificiale: “L’AI non ha spazio nella fotografia documentaria o nel fotogiornalismo, che hanno il compito di mostrare la realtà dei luoghi e delle persone. Se sei un artista puoi sperimentare senza regole, ma se il fine è raccontare il mondo, l’intelligenza artificiale non deve sostituirsi all’occhio umano”.
Lo sguardo di McCurry resta rivolto ai drammi contemporanei, dalle guerre ai rifugiati: “La natura umana purtroppo non è cambiata molto, ma non possiamo smettere di provare. Non dobbiamo arrenderci alla negatività: dobbiamo restare ottimisti e continuare ad andare avanti in modo positivo. Non c’è altra scelta”.
Nelle sue riflessioni, non è mancato un accenno alla trasformazione del mestiere del fotografo, tra analogico e digitale: “Dipende dallo scopo. Se fotografi il compleanno di un amico la qualità non è così rilevante. Ma se vuoi raccontare storie al mondo, allora serve il meglio, perché la qualità può fare la differenza”.