È durata poco più di tre ore, nella mattinata di ieri (15 dicembre 2025), l’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari Andrea Grandinetti che ha rappresentato il primo momento pubblico dell’indagine sul presunto sfruttamento di lavoratori stranieri in un autolavaggio di Torrita di Siena. In aula erano presenti i dipendenti coinvolti, affiancati da un interprete, e l’imprenditore pakistano al centro della vicenda, accompagnato dall’avvocato Luca Falciani del foro di Siena.
L’incidente probatorio, sollecitato dalla Procura per fissare le dichiarazioni dei testimoni, si è svolto in un clima teso ma ordinato. I lavoratori hanno ricostruito davanti al giudice le condizioni in cui, secondo l’accusa, erano costretti a lavorare: turni massacranti, paghe di circa un euro l’ora, assenza di riposi settimanali e, per almeno tre di loro, la necessità di dormire dentro l’autolavaggio, in ambienti privi dei requisiti minimi di sicurezza e igiene.
La vicenda, diventata di dominio pubblico il 30 agosto scorso, aveva suscitato forte allarme per la gravità dei fatti ipotizzati, portando l’attenzione su un caso di sfruttamento lavorativo a Torrita di Siena. Secondo quanto verificato dagli inquirenti – Carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro, militari del Nucleo Forestale di Rapolano Terme e Guardia di Finanza – l’attività dell’autolavaggio era stata sottoposta a osservazioni mirate, con pedinamenti, telecamere e controlli documentali fin dalla primavera 2023.
Dalle indagini risulta che i lavoratori venivano impiegati in nero o in modo irregolare, sottoposti a turni da 10 a 13 ore al giorno senza pause né giorni liberi, e pagati ben al di sotto dei minimi previsti dalla contrattazione collettiva. Gli accertamenti patrimoniali della Guardia di Finanza hanno portato al sequestro preventivo di 40.045 euro e al controllo giudiziario dell’impresa, con la nomina di un amministratore giudiziario incaricato di gestire le attività economiche legate all’azienda dell’indagato.
Durante l’udienza, il pubblico ministero Elisa Vieri ha sottoposto ai testimoni una serie di documenti e immagini raccolte nel corso delle indagini. Le testimonianze, che si sono svolte con l’ausilio di un interprete, sono considerate fondamentali per fissare i fatti e permettere il proseguimento dell’inchiesta.
L’imprenditore indagato ha seguito in silenzio le deposizioni, uscendo dal tribunale insieme al proprio legale che, vista la delicatezza della situazione, non ha rilasciato dichiarazioni. L’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Siena, rimane aperta e proseguirà per accertare ulteriori responsabilità e verificare eventuali altri coinvolgimenti.
Il caso resta al centro dell’attenzione nazionale e, nelle prossime settimane, saranno decisivi gli sviluppi per chiarire il quadro delle responsabilità e verificare se le accuse troveranno conferma nel percorso giudiziario.
Andrea Bianchi Sugarelli