Un “Erasmus for Palestine” per garantire un futuro a studenti e ricercatori palestinesi. È la proposta lanciata da Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, intervenuto a Buongiorno Palio, condotto da Simona Sassetti. “Se riuscissimo a mettere in salvo almeno una parte del ceto intellettuale palestinese – ha spiegato – potremmo preservare la possibilità stessa di ricostruire un popolo”. L’ateneo senese nei mesi scorsi è riuscito a far arrivare in Italia la ricercatrice Aya Yasur, un’operazione che Montanari definisce «la differenza tra le parole e l’azione”. Ma molti altri studiosi attendono ancora aiuto: “Senza una decisione politica non possiamo salvarli”. Il rettore non usa giri di parole: “Israele, nostro alleato, con armi che continuiamo a vendergli, sta praticando un genocidio. Tutti gli elementi definiti dalla Convenzione del 1948 ci sono. Eppure facciamo molto meno di quanto avremmo dovuto”. Una responsabilità che, secondo Montanari, riguarda anche il mondo culturale: “Gli intellettuali non stanno facendo abbastanza. Il loro compito è impedire che chi ha il monopolio della forza abbia anche quello della verità”.
Durissime poi le parole rivolte alla politica italiana: “Se un ministro della Difesa che fino a ieri lavorava a Leonardo si limita a condannare Netanyahu, ma continua a vendere armi, è ipocrita e complice. Se posso impedire un crimine e mi limito a condannarlo, ne divento corresponsabile”. Al centro del suo appello anche la condizione dei giornalisti palestinesi: “Sono oltre 250 quelli uccisi da Israele. È un’azione deliberata per impedire al mondo di vedere. Se qualcuno merita oggi il Nobel per la Pace, sono loro, i giornalisti di Gaza, vivi e morti”. Montanari chiude richiamando al senso stesso dell’università: “Il nostro compito è costruire ponti e favorire l’incontro – sottolinea – . È difficile uccidere chi hai guardato negli occhi, con cui hai condiviso il pane a mensa. Per questo la conoscenza è l’arma più potente contro la guerra”.