Madri intenzionali riconosciute alla nascita. Natascia Maesi (Arcigay): "Sentenza storica, ma la politica resta assente"

La presidente nazionale di Arcigay commenta il pronunciamento della Consulta che segna un passaggio importante per il riconoscimento dei diritti delle famiglie omogenitoriali

Di Redazione | 22 Maggio 2025 alle 21:50

Madri intenzionali riconosciute alla nascita. Natascia Maesi (Arcigay): "Sentenza storica, ma la politica resta assente"

“La sentenza della Corte Costituzionale rappresenta una vittoria storica. Da oggi, le madri lesbiche intenzionali, cioè quelle che non hanno partorito i propri figli o figlie, potranno riconoscerli alla nascita senza dover passare attraverso l’adozione in casi speciali”.

Lo dichiara Natascia Maesi, presidente nazionale di Arcigay, commentando il pronunciamento della Consulta che segna un passaggio importante per il riconoscimento dei diritti delle famiglie omogenitoriali.

“Questa possibilità, fino a ieri, non esisteva. Il riconoscimento genitoriale doveva passare da un percorso giudiziario complesso e spesso lungo, che creava incertezza e disuguaglianze all’interno delle famiglie”.

“La sentenza – prosegue – è frutto di una battaglia legale durata sette anni, condotta con coraggio da una coppia di madri e sostenuta dalla rete Lenford. A loro va la nostra gratitudine per aver aperto una strada che avrà conseguenze importanti anche per altri. Riteniamo che questa decisione possa avere ricadute anche sul piano del riconoscimento per i papà gay, che sappiamo essere stati penalizzati e criminalizzati dalla cosiddetta legge Barchi. È un passaggio che potrebbe segnare l’inizio di un cambiamento più ampio”.

Maesi sottolinea anche i limiti strutturali del sistema giuridico italiano: “Resta l’amarezza per il fatto che, ancora una volta, un diritto fondamentale viene garantito da una sentenza e non da una legge. È il segno evidente di una mancanza di volontà politica nel riconoscere la realtà delle famiglie esistenti”.

“Una norma chiara, approvata dal Parlamento, garantirebbe finalmente la continuità affettiva e la piena tutela dell’interesse primario dei minori. Parliamo di bambini e bambine cresciuti in contesti familiari stabili, con amore e responsabilità”.

Maesi ribadisce infine la posizione di Arcigay rispetto al quadro normativo vigente: “Chiediamo l’abrogazione della legge 40, che oggi non risponde più ai bisogni delle nuove famiglie. È una legge che di fatto crea una discriminazione nell’accesso alla procreazione medicalmente assistita”.

“L’Italia è un Paese che chiede più diritti e più tutele per tutte le persone. Un Paese dove non ci siano privilegi per alcuni e ostacoli per altri. Questa sentenza ci porta avanti, ma il cammino è ancora lungo”.



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