Un fitto scambio epistolare, fatto di suggestioni, preghiere, racconti intimi, sogni e memorie: c’è una poetica variegata nel libro “M’ama, non m’ama. Lettere d’amore alle opere dei musei senesi” che raccoglie il frutto della omonima call lanciata lo scorso 14 febbraio da Fondazione Musei Senesi nell’ambito delle celebrazioni per i propri 20 anni. Sono stati molti i visitatori dei musei delle terre di Siena che, in questi mesi, hanno accolto l’invito e hanno scritto la loro lettera d’amore a un’opera d’arte; e le opere – grazie a un trucco semplice ma d’effetto – a loro volta hanno risposto. Adesso, tutti questi scritti diventano un libro, edito da Betti Editrice e arricchito da una prefazione di Tomaso Montanari: una strenna natalizia, ma anche una narrazione corale, una sorta di viaggio emotivo tra i musei senesi.
I musei, d’altronde, non sono solo luoghi della conoscenza e della conservazione: sono spazi in cui si può ridere e piangere, riflettere e stupirsi, ma soprattutto emozionarsi. Ed è a queste emozioni che FMS, a partire da un’idea della direttrice Elisa Bruttini, ha chiesto di dare forma con una lettera:un modo inedito per celebrare i musei e le collezioni a partire dalle storie che le persone hanno saputo immaginare e voluto condividere.
«Il giorno di San Valentino – racconta Mattia Barana, coordinatore del progetto per FMS – abbiamo aperto a tutti la possibilità di scrivere una lettera a un’opera, un oggetto o un allestimento custodito nei musei delle terre di Siena. A poco a poco, la casella di posta ha iniziato ad affollarsi di corrispondenze: lunghi carteggi che hanno riportato al centro dell’attenzione le collezioni dei musei senesi, rivitalizzate da sguardi nuovi, interessati, partecipi, talvolta innamorati, più spesso introspettivi. Ciascuna opera ha trovato la propria voce: compito difficoltoso ma brillantemente portato a termine da Maura Martellucci e Simona Merlo. Le due autrici, con un’attività di cangiante trasformismo, prestandosi in modo anonimo e silenzioso alle risposte che sono state inviate agli estensori, hanno saputo vestire i panni di tavole duccesche, specchi etruschi, cristalli di ametista e molto altro ancora, dando vita a corrispondenze che stupiscono per la lucidità con cui hanno saputo intravedere le motivazioni di chi, mettendo in pausa per un attimo la propria vita frenetica, si è fermato a scrivere. A mettere nero su bianco un’emozione, un sentimento, una paura, a volte interi racconti, consegnando un pezzo di sé a un oggetto d’arte, in alcuni casi in uno scambio in più episodi».