Mense universitarie toscane ai vertici nazionali per la sostenibilità ambientale e il rispetto del pianeta. Il dato emerge da Mense per il Clima, report promosso e realizzato da MenoPerPiù, che in collaborazione con il gruppo di ricerca Demetra, ha redatto un ranking della ristorazione universitaria in Italia.
L’indagine è stata presentata in occasione di “Ma che cavolo! – la ristorazione universitaria che si (s)batte per l’ambiente”, convegno nazionale organizzato nell’Auditorium di Santa Apollonia a Firenze dall’Azienda regionale per il diritto allo studio universitario della Toscana e dall’associazione nazionale degli organismi per il diritto allo studio universitario (Andisu).
Secondo l’indagine, che ha esaminato i menù di decine di servizi di ristorazione universitari misurando il minore impatto sull’ambiente grazie alla riduzione dell’offerta di pietanze a base di proteine animali, metà delle dodici mense che rientrano nelle fasce più alte (A e B) sono in Toscana: Praticelli e Le Piagge a Pisa, Sant’Agata a Siena, quella del polo di Sesto fiorentino, San Miniato a Siena, Calamandrei/Caponnetto a Firenze.
Soddisfazione è stata espressa dal Presidente della Regione, che sottolinea come l’impegno verso il diritto allo studio resta uno dei pilastri dell’azione regionali e cerca di migliorare sempre di più, anche sul fronte dell’impronta ecologica dei servizi di ristorazione avendo a cuore un’alimentazione sana di studentesse e studenti. Il presidente plaude anche al premio sezione Mensa Verde 2024, assegnato al Dsu Toscana da Compraverde Buygreen 2024 (gli Stati generali degli acquisti verdi). Una conferma, conclude il presidente della giunta, degli sforzi che la Toscana sta compiendo per essere all’avanguardia sugli investimenti per sul transizione ecologica attraverso un approccio sistemico dell’azienda DSU, a partire dall’elaborazione dei menù e della somministrazione.
All’evento hanno partecipato delegazioni degli enti per il diritto allo studio di tutto il Paese.
Si sono confrontate esperienze del settore per valutare la rilevanza dell’impatto dei processi di produzione ed erogazione dei pasti nelle mense universitarie che vengono somministrati quotidianamente ad oltre due milioni tra studenti, docenti, personale tecnico e amministrativo.
Dagli interventi è emerso che l’introduzione di un’alternativa 100% vegetale tra i primi e i secondi piatti può portare ad un risparmio di 1.2 kg CO2 eq. per ogni utente: moltiplicato per circa 21 milioni di pasti a studenti universitari erogati ogni anno, significherebbe circa 25.000 tonnellate di CO2 in meno.
Nel corso di “Ma che cavolo!”, è stata annunciata anche la nascita di un board composto da 12 membri con il compito di redigere linee guida nazionali per una ristorazione universitaria in grado di ridurre la propria impronta ecologica.
Il presidente di Andisu, spiegando la creazione di una rete nazionale di collaborazione con un gruppo di lavoro multidisciplinare composto da esperti, ha affermato che la destinazione futura degli enti regionali per il diritto allo studio non può che essere la transizione sostenibile anche nella ristorazione universitaria.
Ha fatto eco alle sue parole il Presidente del DSU Toscana convinto che agire sulla sostenibilità non sia un vezzo e non possa essere solo propaganda vuota, è un dovere da perseguire con azioni concrete da attuare nei servizi erogati, mettendo a confronto le esperienze positive e trovando soluzioni che possono aiutare il processo di transizione.
(Foto da DSU Toscana)