Unistrasi, stop lezioni per fine Ramadan, Montanari: "Io mi stupisco dello stupore"

Il Rettore di UniStraSi Tomaso Montanari rivendica la sua scelta di sospendere l'attività didattica

Di Redazione | 10 Aprile 2024 alle 13:30

“Intanto voglio augurare buona festa a tutti le amiche e gli amici musulmani. E’ una scelta normale, io mi stupisco dello stupore. Siamo un’università per stranieri che per mandato costruisce il multiculturalismo, non vedo veramente ragioni di stupore. E’ la normalità e le università con il loro lavoro preparano una normalità del futuro. Ci sarà un giorno in cui in Italia avremo un calendario civile diverso perchè saremo diversi e questa è una grande fortuna, una grande ricchezza. Vuol dire che si cresce insieme e che si prova a costruire la pace”.

Così il Rettore di UniStraSi Tomaso Montanari rivendica la sua scelta di sospendere l’attività didattica dell’Ateneo oggi, nel giorno della fine del Ramadan. Una decisione che ha suscitato polemiche e attacchi da più parti. Montanari poi è intervenuto anche sulla vicenda delle collaborazioni delle università con gli atenei israeliani e dell’irruzione da parte del Comitato Palestina Siena ieri durante il Senato Accademico dell’Università di Siena, prima della votazione di una mozione che chiede l’interruzione dei rapporti con gli atenei israeliani proposta dal Comitato. Vicenda che aveva toccato anche UniStraSi, su cui il Rettore si era già espresso e su cui ha ribadito la sua posizione.

“Complimenti intanto al Rettore Di Pietra per come ha gestito la situazione, cioè consentendo ai ragazzi di dire quello che pensano e alle istituzioni di fare il loro lavoro. Ci riconosciamo in questa università. Noi siamo contro il boicottaggio, perchè è un atteggiamento aggressivo che non c’entra nulla: una cosa sono i governi, un conto sono le fabbriche di armi, uno conto sono gli eserciti, un conto sono le università, appunto. Naturalmente un’altra cosa sono gli accordi tra governi, come il bando del Maeci e in questi casi credo che si debba avere un atteggiamento molto più critico e credo che l’università, in generale la scienza, faccia bene ad occuparsi delle ricadute della propria ricerca. Ma questa non è una buona ragione per rompere i rapporti scientifici, semmai tenerli con più attenzione”.



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