Succede anche nei paesi dove le strade sembrano sempre tranquille e le case raccontano storie tutte uguali. Succede che, dietro una porta qualsiasi nel comune di Montepulciano, la normalità venga spezzata da una voce troppo alta, da una discussione che non finisce mai, da un dolore che si accumula in silenzio e si trasforma in rabbia, paura, vergogna. È la storia di un uomo di origine straniere, quasi cinquantenne, da tempo residente e ben integrato, che oggi si è trovato di fronte al tribunale di Siena per rispondere di maltrattamenti e lesioni nei confronti della moglie.
Al centro del processo che si è svolto questa mattina, al terzo piano del palazzo di giustizia, è andato in scena un matrimonio logorato da soprusi e prevaricazioni. Il pubblico ministero Siro De Flammineis, che ha coordinato le indagini, ha ricostruito puntualmente un’escalation di violenze iniziate nel 2005. Insulti, minacce, gelosia morbosa e controllo sulla vita della moglie, che fino al 2020 non lavorava anche perché costretta dall’uomo a rimanere isolata. La donna, secondo quanto emerso, era sottoposta a un regime di paura e umiliazione costanti, aggravati dalla presenza dei figli minori che spesso assistevano alle brutali scene.
Gli episodi sono numerosi: un pugno in testa davanti al bambino, insulti come “handicappata” o “stupida”, strattoni, schiaffi, una costola rotta, un dente saltato, la voce della figlia che piange nel video di trenta secondi mostrato dal legale della donna – l’avvocato Francesca Massi – in apertura di processo. In quella registrazione, la bambina implorava il padre di non uscire, mentre la madre, ancora segnata dalle ferite, lo pregava di restare in casa perché doveva andare a lavorare e i figli non potevano rimanere da soli.
L’imputato, difeso dall’avvocato Filomena Chimenti, ha scelto di parlare subito: “Sono dispiaciuto – ha detto al Collegio – ho sbagliato, ma ho alzato le mani solo due volte. Anche mia moglie mi maltrattava, mi impediva di uscire”. Secondo la difesa, il video sarebbe stato presentato fuori contesto chiedendo poi l’assoluzione piena. La convinzione di una relazione extraconiugale della donna, però, non ha trovato riscontro.
Il pubblico ministero ha invece delineato un quadro opposto: quello di una quotidianità fatta di sopraffazione, con il marito che è arrivato perfino ad installare sistemi per controllare i messaggi sul telefono della moglie. Le aggressioni, anche gravi, sono state documentate da referti medici, testimonianze e dagli interventi delle forze dell’ordine. Particolarmente gravi le lesioni provocate nel settembre 2023, quando la donna ha riportato la frattura dello zigomo, e il figlio ha dovuto chiamare il numero di emergenza.
Durante la camera di consiglio, ci sono stati anche momenti di tensione. L’imputato si è rivolto all’avvocato della parte civile, contestando ripetutamente la richiesta di risarcimento e il ruolo dell’avvocato stesso: “Non è giusto chiedere tutti quei soldi, lei non è autorizzata a fare questo. Io voglio bene ai miei figli e loro ne vogliono a me. Non gli faccio mancare niente, con mia moglie ci siamo telefonati anche pochi giorni fa”. Uno scambio di battute teso, che ha lasciato il segno in un’aula già carica di inquietudine per la ricostruzione dei fatti e del video mostrato.
La sentenza, arrivata in tarda mattinata, non ha lasciato spazio a dubbi: cinque anni di reclusione e diecimila euro di risarcimento alla ex moglie, la metà di quanto richiesto dalla parte civile, che aveva stimato il danno in ventimila euro. Il giudice ha riconosciuto inoltre la responsabilità aggravata per aver commesso i fatti in presenza dei figli.