“Non si tratta di semplici differenze interpretative, ma di esiti completamente opposti”. Lo afferma il senatore Pierantonio Zanettin, già presidente della prima Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi, commentando la seconda perizia dei RIS emersa durante i lavori della Commissione parlamentare bis, che rimette in discussione le conclusioni raggiunte nella precedente legislatura. “Quando abbiamo visto gli esiti della seconda perizia siamo rimasti sconcertati e sorpresi – afferma Zanettin –. È abbastanza sorprendente che uno stesso reparto, peraltro molto qualificato come quello dei RIS, a distanza di soli tre anni arrivi a risultati esattamente opposti”.
La prima maxi-perizia, svolta per la Commissione della XVIII legislatura, aveva concluso che David Rossi “si fosse ucciso lasciandosi cadere dopo essersi appeso a quella sbarra della finestra”, una ricostruzione che di fatto aveva portato a considerare chiuso il quadro della dinamica. La seconda perizia, invece, cambia radicalmente scenario. “È ancora più sorprendente – aggiunge Zanettin – che la differenza tra la prima perizia e l’altra sarebbe determinata dall’utilizzo di un software in versione meno aggiornata. È un elemento che lascia molto perplessi”.
Perplessità che, secondo il senatore, però non devono mettere in discussione l’operato della prima Commissione. “Abbiamo lavorato a 360 gradi – sottolinea, rivendicando il lavoro svolto –. Sono stati fatti sopralluoghi molto accurati a Rocca Salimbeni, simulazioni, accertamenti su dispositivi elettronici, telefonini, computer e utenze”.
Zanettin ricorda però che già allora erano emerse criticità: “C’era una discrasia fra le conclusioni dei RIS e le lesioni riscontrate. In particolare nove lesioni che i medici legali ci dicevano non essere esito della caduta. C’era questo mistero di come David Rossi si fosse procurato quelle lesioni”. Il senatore sottolinea inoltre che i lavori della Commissione furono chiusi in anticipo per ragioni istituzionali. “Purtroppo dovemmo concludere l’attività in fretta e furia – spiega – perché cadde il governo Draghi, si sciolsero le Camere e si andò a elezioni anticipate. Se avessimo avuto sei mesi in più, molte delle questioni rimaste aperte sarebbero state chiarite”.
Ora, di fronte alle nuove risultanze, Zanettin chiede accertamenti istituzionali. “Ho presentato un’interrogazione parlamentare al ministro della Difesa Nordio e al ministro dell’Università. Credo che qualcuno debba rispondere anche pubblicamente, credo ci sia un concorso di colpa fra Ris e Università”. Sul nodo del software utilizzato per le simulazioni, il senatore parla quindi di possibili responsabilità condivise: “Sembrerebbe, da quanto risulta da una trasmissione televisiva, che sia stato utilizzato dall’Università La Sapienza un software non aggiornato e forse anche privo della relativa licenza. Se così fosse, ci sono state delle manchevolezze, delle ‘bucce di banana’”. “È giusto – conclude – che ci sia un’inchiesta ufficiale da parte delle istituzioni, perché il danno d’immagine per l’Arma dei Carabinieri e per l’Università è enorme”.