“La lesione al fegato non è una lesione da precipitazione. È una lesione da aggressione”. L’avvocato Carmelo Miceli, legale della moglie e della figlia di David Rossi, parte da qui: dal corpo, dalle ferite, dalla medicina legale. Una lesione “orizzontale, anteriore”, accompagnata da “un vistoso ematoma sul fianco destro”, che secondo il legale “non può in alcun modo essere ricondotta alla caduta”. Miceli è netto: “David Rossi è stato colpito prima di essere messo fuori dalla finestra”. Una violenza tale da tramortirlo. “Colpire il fegato in quel modo significa sapere dove colpire”, spiega. “È un colpo tipico di chi ha dimestichezza con la violenza”. Questa aggressione spiegherebbe lo stato di stordimento e la successiva dinamica: “Una persona tramortita, presa e sorretta da due persone, una per ciascun braccio”. Miceli richiama poi il lavoro del professor Francesco Introna: “Aveva già scritto nel 2022 che quelle erano lesioni da afferramento. Oggi i RIS e il medico legale della Commissione confermano tutto”.
Su quelli che saranno i prossimi sviluppi, Miceli lo dice chiaramente: “Le indagini devono farle le Procure, i processi i tribunali”. E aggiunge: “È singolare che certe verità emergano da una Commissione parlamentare. Ma guardiamo il bicchiere mezzo pieno”. Oggi, sottolinea, “si parla apertamente di omicidio”. E questo, per la famiglia, cambia tutto. “Non serve un’istanza per l’omicidio. Servono atti concreti”. Ed è proprio su questo che Miceli chiude con un passaggio chiave: “Quando si parla di omicidio non è che qualcuno debba chiedere di riaprire. L’omicidio non necessita di un’istanza: la Procura può e deve procedere d’ufficio, perché gli elementi nuovi, scientifici e oggettivi che oggi emergono rendono superata l’ipotesi del suicidio”. L’auspicio finale è chiaro: “Sapere che, mentre parliamo, la Procura di Siena sta già lavorando. Sarebbe il segnale che aspettavamo da anni”.