Mps: opzione fusione con Unicredit, 6mila esuberi e aumento 2,5 miliardi

Resta viva l'opzione fusione con Unicredit entro la fine del 2020, ma il Mef smentisce seccamente: l'alternativa è un piano di rilancio e valorizzazione per scongiurare la la possibile chiusura delle direzioni generali del Monte a Siena e a Firenze che potrebbe costare fino a tre mila posti di lavoro alle due città

Di Redazione | 31 Ottobre 2020 alle 22:48

Mps: opzione fusione con Unicredit, 6mila esuberi e aumento 2,5 miliardi

Banca Monte dei Paschi, resta viva l’opzione fusione con Unicredit entro la fine del 2020. Il dossier MPS, sul tavolo di Mustier da diverso tempo, sarebbe stato analizzato in tutti i suoi aspetti. Ma il banchiere non avrebbe ancora preso una decisione nonostante la dote di oltre cinque miliardi di euro – tra ricapitalizzazione e crediti fiscali – appaia certamente allettante.

Nel caso in cui il banchiere dovesse dare il suo assenso, l’operazione, che vedrebbe il Tesoro restare azionista con una piccola quota di Unicredit (o delle sue attività italiane), potrebbe essere annunciata prima della fine dell’anno. Lo scorporo delle attività italiane permetterebbe inoltre a Mustier di perseguire una fusione a livello europeo, per la quale si parla della tedesca Commerzbank.

Fonti del Mef definiscono però totalmente destituite di fondamento le notizie circolate oggi intorno alla vicenda Mps e in particolare precisano che dal Tesoro non è stata presentata nessuna proposta ad alcuna controparte.
Unicredit ha ribadito come il suo ceo, Jean-Pierre Mustier abbia anche recentemente escluso l’intenzione di avventurarsi in fusioni e acquisizioni.

L’alternativa di lasciare MPS sola, in una fase in cui il Covid spinge le banche ad aggregarsi, non convince invece il Mef, che non sarebbe disponibile ad iniettare tutte queste risorse al servizio di un piano stand-alone, come quello a cui sta lavorando in parallelo l’ad, Guido Bastianini, con l’obiettivo di cercare di rimettere in sesto la banca per poi valorizzarla. Piano che, comportando meno esuberi e mantenendo le risorse statali all’interno di MPS, trova sostegno da parte del M5S, dei sindacati e del Pd senese, preoccupato che una fusione con Unicredit, con la possibile chiusura delle direzioni generali del Monte a Siena e a Firenze, possa costare fino a tre mila posti di lavoro alle due città.

Non è un caso che ieri il segretario generale della Fabi Lando Sileoni abbia lanciato un avvertimento contro i rischi di una fusione con Unicredit, chiedendo allo Stato di mantenere MPS pubblica e di negoziare con la Ue una proroga dei termini per la privatizzazione.



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