Il Monte dei Paschi di Siena archivia i primi nove mesi del 2025 con conti solidi e prospettive di crescita che fanno ben sperare. L’amministratore delegato Luigi Lovaglio lo ha annunciato chiaramente agli analisti: “Questo è un momento fondante per Mps, una tappa che segna la nascita di un nuovo leader bancario in grado di competere a livello europeo”.
Dopo il completamento dell’acquisizione di Mediobanca, l’istituto più antico del mondo si presenta con un utile netto in crescita a oltre 1,6 miliardi di euro, superiore alle attese, e un Cet1 al 16,9%, che conferma la solidità patrimoniale del gruppo. “Abbiamo trasformato Mps in un gruppo forte, innovativo e diversificato – ha detto Lovaglio – capace di sostenere famiglie, piccole e medie imprese e grandi aziende italiane”.
Ma il dato più atteso dagli investitori riguarda i dividendi: l’intero utile 2025 sarà distribuito agli azionisti. Una scelta che segna un cambio di passo netto rispetto agli anni più difficili per la banca senese.
Il titolo Mps ha reagito con entusiasmo a Piazza Affari, chiudendo con un rialzo del +4,44%, trainato anche dalle parole dell’amministratore delegato che ha aperto alla possibilità di cedole “ad interim” e persino a un buyback o a una cedola straordinaria per restituire parte del capitale in eccesso.
“Gli azionisti saranno pienamente gratificati – ha assicurato Lovaglio – ma per i dettagli bisognerà attendere il nuovo piano industriale, che sarà presentato entro il primo trimestre del 2026”.
Il Monte ha chiuso il terzo trimestre con un utile netto di 474 milioni di euro, in crescita del 16,5% rispetto allo stesso periodo del 2024 e ben oltre le stime degli analisti.
Nei primi nove mesi dell’anno, Mps registra ricavi per 3,05 miliardi, un margine di interesse di 1,638 miliardi (-7,4%) e commissioni nette in crescita a 1,185 miliardi.
Il risultato operativo netto raggiunge 1,389 miliardi, con un contributo del terzo trimestre di 453 milioni.
Nel comunicato ufficiale, la banca precisa che Mediobanca sarà consolidata nel conto economico dal quarto trimestre, e che il nuovo piano industriale chiarirà la struttura del gruppo, le sinergie e le strategie di sviluppo. Lovaglio preferisce parlare di “unione” piuttosto che di “integrazione”: “Vogliamo valorizzare due grandi marchi, Montepaschi e Mediobanca, ciascuno focalizzato sui propri segmenti. Il nuovo gruppo – ha spiegato – avrà una capacità di generare 8 miliardi di ricavi e 3 miliardi di utile netto rettificato, con 125 miliardi di prestiti alla clientela e 291 miliardi di raccolta commerciale.
Un polo bancario da terzo player nazionale, pronto a sfidare i grandi istituti europei. “È una unione industriale che crea valore e accelera la crescita – ha aggiunto l’ad – stiamo lavorando con oltre 20 gruppi di progetto per garantire un’integrazione rigorosa ed efficace”. Lovaglio ha definito “strategica” anche la partecipazione in Generali, di cui Mps possiede il 13%. “È una fonte di reddito positiva e diversificante, ma oggi – ha sottolineato – siamo totalmente concentrati sugli obiettivi del nuovo gruppo con Mediobanca”.
Lovaglio non si è sbilanciato sul possibile delisting di Piazzetta Cuccia: “Ogni decisione sarà presa nel quadro del piano industriale”, ha chiarito. Si apre dunque un nuovo capitolo. Dopo anni di risanamento, Monte dei Paschi torna protagonista del panorama bancario nazionale ed europeo, con una politica di dividendi piena e una visione di crescita che guarda al futuro con fiducia.