Il Fatto: “Morelli potrebbe durare meno del previsto”
“Il mandato di Marco Morelli alla guida del Monte dei Paschi di Siena potrebbe durare meno del previsto”. Lo scrive questa mattina “Il Fatto Quotidiano”. Secondo il giornale “il banchiere romano non sembra avere i requisiti di indipendenza e correttezza richiesti dall’articolo 26 del Testo unico bancario e dalla procedura “fit and proper” della Bce. Il 14 ottobre il consiglio d’amministrazione di Rocca Salimbeni, ancora presieduto dal dimissionario Massimo Tononi, deve decidere “in ordine alla sussistenza dei requisiti”. Morelli è stato nominato amministratore delegato il 14 settembre scorso e il cda ha 30 giorni di tempo per esprimersi sui suoi “requisiti di professionalità, onorabilità, indipendenza, competenza e correttezza”. Se il voto fosse negativo, dice la legge, “il difetto di idoneità determina la decadenza dall’ufficio”. Se il cda desse luce verde, la palla passerebbe al governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che “in caso di difetto o violazione pronuncia la decadenza dalla carica”.
“Lo scorso 7 settembre .- scrive ancora “Il FAtto” – il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, su ordine del premier Matteo Renzi, ispirato dalla banca americana Jp Morgan, ha telefonato a Tononi ordinandogli di silurare l’amministratore delegato Fabrizio Viola e sostituirlo con Morelli. Tononi si è dimesso per protesta. I registi del blitz (e la stessa Egon Zehnder incaricata di “selezionare” il nome indicato da palazzo Chigi) hanno sottovalutato una macchia insuperabile nel curriculum di Morelli: l’8 ottobre 2013 la Banca d’Italia lo ha multato per 208.500 euro per gravi irregolarità commesse nell’operazione Fresh quando era vicedirettore generale di Mps. Il Fatto ha potuto leggere le motivazioni con cui Bankitalia ha multato Morelli, un documento sormontato dall’indicazione “riservatissimo”, tenuto fino a oggi sotto chiave. E si capisce perché: quando i consiglieri Mps lo leggeranno non sapranno come riconoscere a Morelli i “requisiti di correttezza”. La legge include espressamente tra i “criteri di correttezza” da esaminare “le relazioni d’affari dell’esponente, le condotte tenute nei confronti delle autorità di vigilanza e le sanzioni da queste irrogate”.