Nasce l'Olio Radicondoli

Un progetto da 1,2 milioni di euro grazie ad un Piano Integrato di Filiera della Regione Toscana che ha coinvolto circa 10 imprese agricole del territorio

Di Redazione | 17 Novembre 2020 alle 14:36

“C’è un vento nuovo che soffia sul territorio, di sviluppo e valorizzazione che noi siamo impegnati a portare avanti. Nasce in questo contesto Olio Radicondoli, frutto di questa una realtà che innova e fa della resilienza, del senso di comunità la propria forza”.

Francesco Guarguaglini, sindaco di Radicondoli, saluta così la prima produzione di Olio Radicondoli. Un progetto da 1milione e 200mila euro grazie ad un Piano Integrato di Filiera della Regione Toscana che ha coinvolto circa 10 imprese agricole del territorio della rete dei coltivatori – Rete Evolution, due Università e l’amministrazione locale. Grazie a questo investimento da quest’anno c’è un frantoio completamente rinnovato, tecnologie all’avanguardia per il controllo della mosca grazie ad un software realizzato da Aedit, spin off del Sant’Anna di Pisa. Ed un olio bio, Olio Radicondoli, olio di comunità perché sono i coltivatori che hanno partecipato al progetto che cedono una parte del loro prodotto per la nuova etichetta. Tutta di qualità controllata. Per la prima volta sul mercato da quest’anno.

Il Comune ha seguito e segue con attenzione la realizzazione del progetto, con l’obiettivo di stimolare l’imprenditoria privata e sostenerla. “Insieme a Cosvig abbiamo anche acquistato due stazioni agro meteo – fa notare il sindaco Francesco Guarguaglini – Noi siamo a fianco delle imprese. Se nasce l’olio Radicondoli vuol dire che c’è un tessuto capace di fare dell’innovazione il proprio terreno di sperimentazione. Questo si unisce all’impegno che mettiamo per aziende e persone. Infatti da dicembre 2019 ad ora il Comune ha investito circa 600mila euro per il sostegno alle imprese e per stimolare la residenza: contributi prima casa, rimborsi per i pendolari. E non ci fermiamo qui con il progetto che si riconosce all’interno di Wivoaradicondoli”.

L’olio doveva essere sul mercato già lo scorso anno. Ma l’attacco di mosca ne ha limitato la produzione. La commercializzazione prenderà il via immettendo sul mercato 2/3000 litri contando, nei prossimi anni, di raddoppiare la produzione. Grazie al Pif è stato creato un raggruppamento di imprese. Ognuna cede con una percentuale libera dell’olio che produce per l’Olio Radicondoli che ha caratteristiche specifiche in relazione ad acidità, polifenoli e perossidi. Chi ha partecipato al progetto, ha investito in vari modi. Il Frantoio Pagliai (capofila) ha acquistato nuovi macchinari, altre aziende agricole hanno ampliato i terreni adibiti ad oliveto, qualcuno ha fatto infoltimenti e qualcuno ha recuperato vecchi oliveti abbandonati. In totale ci sono 15 ettari di nuovi impianti (più di 5000 nuovi olivi di cultivare toscane) e per altrettanti è in corso il recupero.

Le caratteristiche dell’Olio Radicondoli E’ stato introdotto un disciplinare con indicazioni sia per la raccolta che per i tempi di frangitura. L’Olio Radicondoli ha qualità chimico-fisiche di eccellenza: acidità inferiore a quella ammessa per le Dop e Igp e una altissima carica di polifenoli. Risultati possibili anche grazie alle tecnologie in frantoio. “Le olive vengono raccolte e frante nel giro di poche ore e questo fa sì che l’ acidità sia ridotta al minimo – racconta Pierangelo Beata, Frantoio Pagliaia – Per la raccolta inoltre viene valuta l’invaiatura dell’oliva. Quando sulla pianta è presente il 50-70% di olive invaiate c’è la massima carica di polifenoli. E a quel punto, le aziende partono con raccolta e frangitura in modo da avere l’olio con parametri organolettici e chimici di eccellenza”. L’80% del territorio coltivato è bio. “Il software realizzato da Aedit, spin off del Sant’Anna di Pisa, permette di avere con qualche giorno di anticipo un allarme su un probabile attacco di mosca in modo di avere il tempo per fare trattamenti bio ed evitare danni alle olive”.

Insieme alla tecnologia c’è un gioco di squadra. Per il corretto funzionamento del software per il monitoraggio della mosca, occorrono molti dati meteo e la rete dei coltivatori – Rete Evolution – ha potuto avere a disposizione questi dati grazie alle stazioni agro meteo acquistate dall’amministrazione comunale con l’intervento di Cosvig. “Tramite whatsapp vengono comunicati i risultati a tutte le aziende della zona -spiega Beata – Quando ci sono degli allarmi mosca vengono fatti i trattamenti in contemporanea. Quest’anno sono stati fatti dai 3 ai 5 trattamenti sulle olive a seconda dei prodotti usati. Sono state impiegate differenti strategie in zone diverse: dai funghi (microspore) antagonisti naturali della mosca, ad una miscela basata sul tannino del legno che disturba la mosca. E poi ci sono i trattamenti naturali anti stress a base di alghe dell’oceano atlantico che aiutano la pianta a superare fasi critiche come durante l’allegagione o legate a fenomeni come la siccità”.

Il frantoio da una capacità di circa di 4 quintali all’ora è passato a 20. Sono state installate macchine di ultima generazione a partire dal frangitore monogriglia a martelli, che esalta gli aromi e i profumi e permette un tipo di rottura dell’oliva che lascia più polifenoli nel prodotto finale. Le gramolatrici Molinova poi, completamente chiuse, fanno sì che non ci sia contatto con l’aria esterna e non inizi l’ossidazione. Anche in questo modo si tiene bassa l’acidità nell’olio. Hanno anche acquistato l’Oxi tester che permette di fare le analisi chimiche in frantoio per acidità, polifenoli e perossidi. Ed ancora, c’è il filtro a maniche in acciaio inox per il filtraggio dell’olio per chi vuole imbottigliare subito il prodotto e fare in modo che mantenga parametri costanti nel tempo eliminando le impurità. Nella zona imbottigliamento ed etichettatura, un’altra novità è la possibilità di insuflare azoto o argon nelle lattine e bottiglie, per una conservazione ottimale del prodotto. Sicuramente ci sarà una assunzione nel frantoio e la rete, che potrà ampliarsi, dovrà trovare una persona che si occupi della commercializzazione e logistica. Non solo. L’azienda capofila insieme all’Università di Siena e al Sansificio Caldini srl ha studiato anche il metodo per il recupero della polpa della sansa per farne un ammendante sotto forma di farina poi pellettizzata.



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