Si è aperto oggi in Corte di Assise al Tribunale di Siena, con il giudizio immediato, l’atteso processo sul caso dell’efferato delitto della signora Annamaria Burrini, strangolata con un laccio di scarpa e rapinata nella sua casa a Siena in largo Sassetta lo scorso 26 settembre, secondo le accuse, da una coppia di ucraini, zio 39enne e nipote di 25 anni, che l’avevano avvicinata con la scusa di acquistare un immobile, ma in realtà intenzionati ad impossessarsi di contanti e preziosi dall’abitazione.
Davanti alla Corte composta dal presidente del Tribunale, Roberto Carrelli Palombi, dal giudice a latere Simone Spina e da sei giudici popolari, si è tenuta la prima udienza: in aula erano presenti i due imputati, entrambi al momento in custodia cautelare in carcere, accompagnati dagli agenti della Polizia Penitenziaria. Su di loro pendono accuse pesantissime, rapina e soprattutto omicidio volontario, con l’aggravante della premeditazione che potrebbe costare loro l’ergastolo. Prima di compiere il delitto, stando alla ricostruzione investigativa, avevano provato a narcotizzare la vittima con un succo Ace corretto al sonnifero.
Discusse e respinte alcune eccezioni preliminari – i difensori degli imputati hanno contestato dei presunti vizi di notifica del decreto di fissazione del giudizio, oltre che l’instaurazione del giudizio immediato che bypassa l’udienza preliminare – si sono costituiti parti civili alcuni familiari della signora Burrini. Il processo riprenderà a metà settembre con i primi testi del pm Sara Faina, fra cui la nipote della signora e il capo della Squadra Mobile della Polizia di Siena Riccardo Signorelli, che ha condotto le indagini coordinate dalla Procura. Altri due soggetti, un inquilino della signora e il compagno della 25enne, andranno a processo, con posizione stralciata, per rapina in concorso, furto e ricettazione.
C.C
