La prima udienza del processo per l’omicidio di Ana Yuleisy Manyoma si è conclusa dopo tre ore con la definizione delle prove e la calendarizzazione delle prossime fasi. Al termine di una mattinata densa di passaggi tecnici e momenti di forte emotività, avvocati e parti hanno fatto il punto su quanto accaduto in aula.
Michele Bellandi e Vincenzo Di Benedetto, legali della madre e della famiglia Manyoma, hanno riassunto così l’andamento della giornata: “Da parte nostra non abbiamo rilevato nessuna sorpresa particolare. Sono state formalizzate le costituzioni di parte civile, tra cui la nostra. Successivamente, si sono susseguite alcune eccezioni riguardanti l’ammissibilità e l’utilizzabilità di alcuni documenti prodotti dal pubblico ministero. L’udienza ha poi avuto il suo normale decorso; ora attendiamo l’inizio vero e proprio del dibattimento, quando si affronteranno temi molto più rilevanti per questa vicenda”.
Sulle eccezioni sollevate in merito ai testimoni, i legali della famiglia hanno aggiunto: “Si tratta di atti ormai di prassi in questo tipo di udienze. Da parte nostra, avevamo sollevato alcune osservazioni sulla lista dei testimoni presentata dalla difesa, che ci è sembrata francamente sovrabbondante e poco chiara su alcuni aspetti. Su questi punti abbiamo pochi dubbi, e comunque nel corso del dibattimento avremo modo di chiarirli. Mi riferisco in particolare agli episodi di maltrattamento: anche noi, ovviamente, abbiamo testimoni che potranno fare luce su tutti questi avvenimenti, che purtroppo sono stati numerosi durante la relazione tra l’imputato e la vittima. Proprio per questo è stata contestata anche l’aggravante dell’omicidio”.
Gli avvocati si sono detti soddisfatti della scansione ordinata delle udienze: “Sicuramente sì. Per ogni udienza è necessario prepararsi in modo approfondito rispetto ai testimoni che saranno ascoltati. Inoltre, essendo presente una giuria popolare composta da sei giudici titolari e quattro supplenti, quindi dieci giudici non togati che dovranno partecipare al processo, è opportuno che vi sia una scansione ordinata delle udienze. Per questo motivo, è stato stabilito che il procedimento si svolgerà tutti i lunedì, il secondo e il quarto di ogni mese. Sono stati ammessi oltre cinquanta testimoni”.
Quanto all’articolazione dell’istruttoria, Bellandi e Di Benedetto hanno chiarito: “Da un lato ci sono tutti gli agenti di polizia giudiziaria che hanno svolto le indagini, la Scientifica di Roma, la Scientifica di Firenze; poi ci sono ovviamente i familiari della vittima, i vicini di casa, le persone presenti all’interno dell’abitazione. C’è poi una serie di testimoni più concentrati sui presunti maltrattamenti, che dovranno spiegare la natura dei rapporti tra la vittima e l’imputato sia dal punto di vista lavorativo che familiare. Si tratta quindi di un’istruttoria complessa: dal punto di vista dell’omicidio saranno fondamentali i consulenti tecnici – balistici, medico-legali, esperti sui telefoni – mentre per i maltrattamenti la parte sarà soprattutto testimoniale e dichiarativa”.
Sul piano umano, la famiglia Manyoma ha scelto di affrontare il processo con grande dignità: “Riaffrontare tutta questa vicenda – hanno ammesso gli avvocati Bellandi e Di Benedetto – non solo per quanto riguarda l’omicidio ma anche per gli anni di maltrattamenti subiti, è sicuramente molto doloroso. C’è anche l’aspetto umano di dover vedere di nuovo il presunto carnefice in aula. Tuttavia, la famiglia sta affrontando tutto con grande dignità. Momenti di emozione e commozione sono naturali in queste circostanze, ma si tratta di una famiglia compatta e unita, che tiene molto a seguire ogni fase del processo e a mantenere vivo il ricordo di Giulia”.
