Omicidio Yulia, la figlia di 10 anni non sarà ascoltata in aula

La bambina della vittima non sarà ascoltata come testimone, almeno per ora. Le avvocate Martini e Bartalucci: “Grande tutela, perdita enorme per la piccola”

Di Redazione | 24 Novembre 2025 alle 16:00

Omicidio Yulia, la figlia di 10 anni non sarà ascoltata in aula

Tra gli aspetti più delicati emersi questa mattina nella prima udienza del processo per la morte di Ana Yuleisy Manyoma, particolare attenzione è stata riservata alla situazione della figlia della vittima, una bambina di dieci anni rimasta orfana in quel tragico 10 agosto 2024. La minore, per ora, non sarà tra i testi della Procura, come sottolineato dal presidente della Corte d’Assise che ha escluso la sua audizione salvo che non diventi strettamente necessario nel corso del dibattimento.

A tutelare la bambina in sede penale è l’avvocata Francesca Martini, legale della tutrice, l’avvocata Irene Bartalucci, che rappresenta la minore. L’avvocata Martini ha chiarito: “E’ una giornata particolare e delicata in quanto oggi ha inizio il procedimento penale a carico del compagno della madre. La costituzione di parte civile è già stata formalizzata fuori udienza e, insieme alle altre parti, abbiamo avanzato le nostre richieste istruttorie ammesse dalla Corte d’Assise. Siamo davanti a un percorso estremamente delicato, considerando la giovanissima età della minore. È fondamentale garantirle la massima protezione, affidandoci a una rete di supporto che possa seguirla in ogni aspetto della sua crescita”.

L’avvocata Irene Bartalucci ha aggiunto: “La situazione della bambina viene seguita con grande attenzione, soprattutto dal punto di vista dei traumi subiti. Sono già stati attivati servizi di sostegno psicologico e assistenza; sia la scuola sia la psicologa stanno offrendo il massimo supporto possibile. Nonostante questo, si tratta di una perdita enorme e difficile da elaborare per una bambina così piccola. La madre era il suo unico punto di riferimento e questa assenza non potrà essere colmata né dal processo né da una eventuale sentenza. Sappiamo che il percorso sarà lungo e complesso: il trauma è profondo. Attualmente la minore è affidata alla nonna, che si occupa di lei per la scuola, la salute e tutte le esigenze quotidiane, con il sostegno dei servizi sociali”.



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