“È un progetto assurdo, perché nelle Crete Senesi non c’è vento e quindi l’economicità dell’investimento non esiste. Dietro questo tipo di iniziative spesso si nasconde un’attività meramente speculativa che nulla ha a che vedere con le vere energie rinnovabili”. Parole chiare quelle di Alessandro Vigni, presidente della Comunità Energetica Rinnovabile Sienaenergie ETS, ospite di “Sette Giorni” su Siena TV, intervenuto sul tema del parco eolico nelle Crete Senesi, al centro del dibattito cittadino e anche del recente Consiglio comunale.
“Non si può camuffare dietro il concetto di sostenibilità un intervento che rischia di compromettere un paesaggio unico al mondo- ha affermato-. Il nostro obiettivo è un altro: arrivare alla produzione e al consumo di energia sulla dimensione locale, in funzione dei reali bisogni del territorio”.
Vigni ha ribadito come i fabbisogni energetici di Siena possano essere soddisfatti “installando pannelli fotovoltaici sui tetti dei capannoni industriali, delle aziende agricole, delle stalle e dei fienili”, privilegiando impianti di dimensione contenuta e coerenti con il contesto ambientale. Sulla stessa linea anche riguardo alle ipotesi di grandi impianti fotovoltaici a Isola d’Arbia e Ampugnano:
“Sono impianti che potrebbero essere collocati ovunque, perché non hanno nessuna relazione con la condivisione dell’energia locale – ha aggiunto-. Nelle comunità energetiche rinnovabili possono rientrare solo impianti fino a 999 kilowatt: tutto ciò che è più grande va in rete e si disperde, senza benefici per la comunità”.
Durante la trasmissione, Vigni ha ripercorso anche la nascita di Sienaenergie, avvenuta nel quartiere di San Miniato da un gruppo di volontari: “Siamo partiti da una riunione alla parrocchia di San Miniato, ispirati dall’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco e dalle direttive europee sulle comunità energetiche. Da lì è nato un movimento collettivo che oggi coinvolge sempre più realtà”. La comunità ha già ottenuto risultati significativi: “Le tre cabine di Siena sono attive con configurazioni di energia condivisa, per una potenza installata di 870 kilowatt, pari al fabbisogno di circa 400 famiglie. Ora stiamo cercando nuovi associati, per fare in modo che l’energia prodotta nei giorni in cui le aziende sono chiuse non venga dispersa, ma resti sul territorio”.
Un progetto che guarda al futuro con una visione precisa: “Estendere il più possibile la formula della condivisione: la transizione ecologica deve essere un processo sociale, non solo tecnologico”.