"Parole in Cammino", il linguaggio politico contrapposto di Giorgia Meloni ed Elly Schlein

Al centro del Festival in corso a Siena si è trattato il tema del linguaggio politico delle leader dei due partiti italiani più grandi, contrapposti politicamente ma anche sul piano comunicativo

Di Lorenzo Agnelli | 4 Aprile 2024 alle 18:03

Tra i tanti argomenti trattati durante il Festival “Parole in Cammino“, il primo seminario dell’Italiano e delle Lingue d’Italia che si svolge a Siena, c’è anche il linguaggio della politica. A parlare di questo tema sempre molto attuale e in continua evoluzione è stato il linguista e Professore dell’Università degli Studi di Padova Michele Cortelazzo nell’appuntamento pomeridiano dal titolo “L’italiano di Giorgia Meloni e di Elly Schlein“.

Un interessante momento di approfondimento sulle parole e sugli stili adottati dalle due donne, leader dei due maggiori partiti politici italiani, rilevando come ci siano forti peculiarità individuali che le differenziano, sia sul piano del modello di italiano utilizzato, regionalizzato e popolare per la Premier Meloni, neutro ed elaborato per Schlein, sia su quello delle scelte lessicali.

“Il loro è un linguaggio contrapposto – spiega il Professore Michele Cortelazzo -, l’idea che spesso viene in mente adesso per cui ci sono due donne a capo dei due maggiori partiti e quindi avranno qualcosa in comune, non è vera! Hanno due politiche, non so se consapevolmente o meno, totalmente diverse: molto radicata nell’italianità e nella regionalità più esibita Giorgia Meloni; mentre molto internazionalista Elly Schlein. Con il risultato che secondo me Giorgia Meloni è più efficace rispetto al suo pubblico di quanto Schlein non sia rispetto al proprio. Il linguaggio di Elly Schlein, pur essendo dal punto di vista tecnico più semplice, più comprensibile, di quello di Giorgia Meloni, prende meno il pubblico”.

La politica sembra giocare molto sull’utilizzo delle parole che spesso appaiono come svuotate dal loro significato originario, per propaganda o anche per scientifica vaghezza, caratteristica che però era evidente anche dai tempi della Prima Repubblica.

“L’idea che il “politichese”, con una vaghezza semantica, con il dire non dire, sia scomparso con la Prima Repubblica, niente affatto”. Chiude la sua riflessione Cortelazzo.

Presente anche il Sindaco di Siena Nicoletta Fabio che ha voluto battezzare questo incontro sottolineando come nel suo ruolo sia centrale l’importanza del linguaggio e al tempo stesso del saper ascoltare.

“Per i politici e anche per gli amministratori, che non sempre coincidono alla perfezione come figure e come personalità, il linguaggio è fondamentale – spiega il Sindaco di Siena Nicoletta Fabio -. Ma oltre che parlare, bisogna sapere ascoltare per ogni comunicazione, se non c’è chi la riceve, chi viene raggiunto, non sempre necessariamente convinto o persuaso, ma comunque raggiunto dalle parole altrui questo è il tratto fondamentale”.

E proprio il Primo Cittadino alla domanda su quale politico preferisce per il proprio linguaggio ha risposto ironicamente: “Se dovessi essere sincera sarei ingenerosa, quindi mi taccio”.

Lorenzo Agnelli

Giornalista pubblicista iscritto all'ordine dal 2020. Esperienza nel ruolo prima come corrispondente locale dalla Val d'Orcia e poi all’interno della redazione di Radio Siena Tv. Prendere parte alle discussioni e conoscere a fondo i fatti sono stati i fattori scatenanti della sua personale passione verso il giornalismo, concentrandosi principalmente sui fatti di cronaca che riguardano la collettività, come la politica e le sue incoerenze, materie da spiegare e rendere accessibili a tutti. Ama la città in cui lavora, Siena, e la sua terra, la Val d’Orcia, luogo capace di offrire bellezza paesaggistica ma anche umana, difficile da spiegare, ma che non si stanca mai di raccontare.



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