La Paycare sembra ormai destinata a lasciare la Toscana e, con essa, anche lo stabilimento di Monteriggioni. Per i 33 dipendenti rimasti, dopo anni di cassa integrazione, si apre ora una fase ancora più delicata: la sfida dei sindacati sarà ottenere un ulteriore anno di ammortizzatori sociali, così da garantire il tempo necessario per individuare nuove opportunità occupazionali, accompagnate – auspicano le organizzazioni – da un’adeguata buonuscita.
La comunicazione dell’avvio della procedura di liquidazione della società sarebbe arrivata tramite PEC e ha confermato i timori che da settimane circolavano tra i lavoratori. “Paycare ha formalizzato la decisione di mettere in liquidazione l’azienda, coinvolgendo non solo il sito di Monteriggioni ma, di fatto, l’intera Toscana, dove operano circa ottanta lavoratori tra Monteriggioni e Firenze” afferma Giuseppe Cesarano, segretario generale della Fim Cisl di Siena. “Dopo quattro anni di ammortizzatori sociali – prosegue – accogliamo questa notizia con grande preoccupazione e non possiamo assolutamente accettarla. Il rischio è la perdita di un presidio produttivo importante, con ricadute pesanti sull’intero territorio”.
Cesarano sottolinea come la crisi del settore dei call center, aggravata dall’avanzare dell’intelligenza artificiale, abbia reso la situazione ancora più complessa, ma rivendica l’impegno del sindacato per individuare una via d’uscita. “Ci attiveremo subito con un tavolo regionale e un tavolo ministeriale, e lavoreremo sul territorio per costruire soluzioni concrete. Beko e Paycare devono rientrare in un progetto complessivo di rilancio industriale per Siena e per tutta l’area coinvolta”.
Sulla stessa linea anche la Fiom Cgil. “Purtroppo è arrivata una notizia attesa, ma che nessuno si augurava” commenta la segretaria generale Daniela Miniero. “Paycare ha scelto di abbandonare il sito di Monteriggioni e tutti gli altri presidi sul territorio nazionale, avviando la liquidazione dell’azienda. Per rendere meno traumatico questo passaggio, verrà chiesto un anno di ammortizzatori sociali per cessazione di attività, così da permetterci di attivare, insieme al tavolo regionale di crisi, percorsi di politiche attive che evitino l’ennesimo vuoto occupazionale prodotto da una multinazionale”.
Miniero ribadisce che la crisi del settore, influenzata anche dall’introduzione dell’intelligenza artificiale, non può giustificare l’abbandono dei lavoratori. “Come Fiom riteniamo che ogni cambiamento debba accompagnarsi alla tutela dei diritti e del lavoro dignitoso. Nell’anno che abbiamo davanti lavoreremo con l’azienda per capire se alcuni lavoratori vorranno accedere subito alla mobilità con un incentivo, ma sarà fondamentale impegnarsi seriamente per costruire alternative occupazionali concrete. Solo a Monteriggioni parliamo di 33 famiglie: non possiamo permetterci che vengano lasciate senza prospettive. Ora attendiamo la comunicazione ufficiale della liquidazione e la convocazione al tavolo regionale”.