La tregua, che tanto aveva chiesto Emiliano Fossi, Segretario Regionale del PD, non arriva, anzi: la frattura tra il Partito Democratico di Siena e la segreteria regionale è ormai una lacerazione aperta. Le tensioni, già emerse con forza nella Direzione provinciale del 26 novembre, sono esplose definitivamente durante la Direzione regionale di ieri, quando la Federazione senese avrebbe praticamente formalizzato la richiesta di dimissioni dell’intera segreteria toscana, puntando il dito soprattutto contro la vicesegretaria regionale Stefania Lio, espressione del territorio ma accusata di non aver difeso gli interessi senesi nella partita decisiva della Giunta Giani.
Al centro dello scontro, la mancata nomina di un assessore proveniente dalla provincia di Siena, nonostante il risultato elettorale record di Simone Bezzini, campione di preferenze in tutta la provincia: 12 mila voti che però non sono bastati ad assicurare una rappresentanza nell’esecutivo.
Gli interventi per la segreteria erano contingentati, ma al segretario provinciale Andrea Valenti sono bastati i suoi quattro minuti concessi per far detonare settimane di frustrazione: chiedendo di fatto l’azzeramento della Segreteria regionale, perché chi rappresenta il territorio non avrebbe lavorato per la Federazione di Siena, con un riferimento inequivocabile alla vicesegretaria Stefania Lio.
La replica dei vertici regionali è stata una chiamata all’unità in vista della “fase 2” del partito, mirata ai territori e ai contenuti programmatici, ma le parole non sono bastate a stemperare un malessere che riguarda non solo Siena: anche Prato ed Empoli sono in fermento.
Toni accesi e un post che ha fatto rumore: la rabbia di Valenti dopo la Direzione
A rendere il quadro ancora più incandescente, nelle ore successive è arrivato un post durissimo del segretario senese. Valenti racconta un episodio avvenuto durante la Direzione regionale che lo ha “decisamente fatto arrabbiare”.
Un dirigente regionale, “in posizione molto più comoda della mia” sottolinea, gli avrebbe detto che gli assessori sono assessori della Toscana e non dei territori e che le aree marginali vanno tutelate, “caro segretario di Siena”.
Valenti non l’ha presa bene: “Visto che il caro segretario di Siena sarei io, il compagno avrà pensato che vivo a Miami. Invece vivo in Amiata. Da sempre. Delle aree interne, marginali, rurali, montane ho sempre fatto la mia battaglia politica.
So bene cosa significa. Anche solo fare un esame medico a mio figlio di quattro anni vuol dire svegliarsi alle cinque, fare due ore d’auto e perdere una mattina di lavoro.
Quindi sì, al segretario di Siena queste cose non gliele deve insegnare nessuno. E sa anche che a questo territorio non è stato mai regalato niente”.
Il post ha avuto un impatto politico immediato: ha mostrato un livello di esasperazione che va oltre una semplice rivendicazione territoriale.
Secondo molti dirigenti senesi, le tensioni non nascono oggi.
Cosa succede adesso
Il PD toscano si trova davanti a un bivio: ricucire attraverso una “fase 2” condivisa e realmente aperta ai territori, oppure lasciare che la frattura tra centro e periferia, tra Firenze e Siena, ma non solo, si approfondisca fino a diventare insanabile.
La Federazione senese ha ormai messo sul tavolo una richiesta politica netta: azzeramento della segreteria regionale e ridefinizione dei rapporti interni.
Il tempo per ricucire c’è, ma la pazienza sembra essersi assottigliata. E Siena vuole far sentire la sua voce come mai negli ultimi anni, anche perché c’è da correre per il 2028, quando gli anni di amministrazione del centrodestra sulla città saranno dieci. Dieci anni di governo di Siena che potrebbero complicare ulteriormente la “ripresa” del governo di Palazzo Pubblico.