Violenza in famiglia, picchia la moglie incinta: arrestato
Ennesima storia di violenza in famiglia, ennesima donna vittima “dell’amore violento” del proprio compagno. Già mentre i militari percorrevano la stretta via che porta all’appartamento della coppia di italiani, in lontananza, si sentivano le urla di donna che implorava pietà e chiedeva perdono nel tentativo di placare gli animi dell’uomo. Quando poi, attorno alle 13:00, i carabinieri hanno fatto accesso all’interno dall’immobile, la scena che si è presentata ai militari era delle più desolanti. Suppellettili rotti, cibo riverso a terra, un bambino di tre anni in lacrime attaccato alle gambe della madre che, dolorante, cerca di consolarlo, mentre il marito è in camera da letto.
Gli uomini dell’Arma hanno subito prestato soccorso alla donna incinta che riportava chiari segni di violenza sul corpo ed hanno condotto fuori dall’abitazione anche il bambino di tre anni, mentre sul posto venivano fatti convergere altri militari della stazione di Colle di val d’Elsa. La donna, all’ottavo mese di gravidanza, ha riferito ai militari che il compagno, R.F.G. lucchese classe 1985, da anni residente a Colle, operaio con numerosissimi episodi di violenza familiare sulle spalle, a seguito di un futile litigio, dopo averla percossa a mani nude, aveva recuperato un bastone in legno ed aveva iniziato a colpirla ripetutamente.
Alla scena aveva assistito anche il figlio di tre anni che aveva cercato di proteggere la madre frapponendosi tra lei ed il padre mentre questi brandiva il bastone. Condotta presso l’ospedale per le cure del caso, la donna ne è uscita solo in tarda serata e solo dopo che i medici hanno verificato ed escluso qualsiasi rischio per lei ed il feto.
Gli accertamenti condotti intanto dai militari dell’Arma, hanno permesso di comprendere che l’uomo, all’arrivo dei carabinieri, aveva cercato di occultare il bastone usato per picchiare la compagna, in camera da letto, tra il materasso e la rete. I militari dell’Arma hanno sentito decine di vicini della coppia, i quali hanno riferito che da tempo la donna veniva picchiata quasi quotidianamente e che quotidianamente, dall’appartamento dei due, provenivano urla e richieste di aiuto. R.F.G. è stato quindi arrestato in flagranza di reato per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali ed è stato condotto presso il carcere di Siena.
La donna, uscita dall’ospedale solo in tarda serata, ha riportato varie lesioni ma nessun danno al bambino che porta in grembo. Il figlio di tre anni, in stato di shock, è stato affidato alle cure della madre ed i servizi sociali sono stati attivati dai Carabinieri, al fine di verificare se fosse necessario avviare un percorso di sostegno psicologico. Già in passato, i carabinieri erano stati costretti ad intervenire preso l’abitazione della coppia, senza però poter procedere contro l’uomo, atteso che la donna si era sempre rifiutata di formalizzare denuncia, negando di essere mai stata picchiata.
Nel pomeriggio di ieri, invece, la giovane ha raccontato una storia diversa, una storia fatta di violenze, umiliazioni e percosse. Una storia caratterizzata da un “amore malato” che le aveva impedito di denunciare l’uomo che amava. Solo quando la donna ha compreso che quell’uomo avrebbe potuto causare un aborto e la conseguente perdita del figlio, allora ha compreso che doveva chiedere aiuto e porre fine a quella storia.
Il caso ha voluto che una vicina di casa, impietosita per le strazianti urla della donna, a differenza delle altre volte, abbia chiamato il 112 richiedendo l’intervento dei Carabinieri. Se i militari non fossero stati chiamati, forse, la storia avrebbe potuto avere un più triste e tragico epilogo. Ancora una volta i Carabinieri invitano a denunciare tutte le forma di violenza che si verificano in casa ed invitano a non vergognarsi di chiedere aiuto.