In piena campagna elettorale per le elezioni regionali la politica inciampa sulle barriere architettoniche. Nel pieno della propaganda politica, dibattiti e confronti si susseguono di giorno in giorno. Peccato che, ancora una volta, la politica abbia scelto come palcoscenico luoghi inaccessibili a chi vive con disabilità. È il caso della Saletta dei Mutilati, utilizzata di recente da partiti e sindacati per iniziative pubbliche, ma del tutto preclusa a chi ha difficoltà motorie.
A denunciare quella che definisce “un’inaccettabile incoerenza” è Massimo Vita, ipovedente senese e storico attivista sui temi della disabilità. Un appello durissimo, il suo:
“Da anni chiedo di non fare riunioni nella Saletta dei Mutilati perché non è accessibile. È illegale che un luogo pubblico, usato per fini pubblici, resti così. Le organizzazioni politiche che la scelgono dimostrano di non credere alla cultura dell’accessibilità: con i fatti si rivelano incoerenti. Chiedo a chi di competenza di fermare questo scempio. Non se ne può più”.
Quelle che sottolinea Massimo Vita non sono solo barriere architettoniche, ma soprattutto culturali:
“La città è vecchia, sì, ma adeguare quella sala richiederebbe poco: basterebbe uno strumento meccanico. Invece tutto resta fermo. E il Palazzo dei Mutilati, che ospita associazioni di categoria di persone con difficoltà, è tenuto in condizioni che definire tugurio non è un’esagerazione”.
Non mancano alternative: Siena non è priva di sale adeguate per ospitare incontri e dibattiti. Ma, secondo Vita, dietro la scelta ricorrente di spazi come quello dei Mutilati si nasconde un calcolo politico poco nobile:
“Dicono che mancano le sale, ma non è vero. Basterebbe pagare: i politici i soldi per la campagna li hanno. E se non li trovano, possono fare le riunioni in piazza. Il problema è che nessuno vuole più andarci, perché lì si vede quanta poca gente partecipa. Questa è la verità”.
Un’accusa pesante, che mette a nudo una contraddizione clamorosa: i politici che cerano consenso, nei fatti continuerebbero ad escludere. Siena, città d’arte e di cultura, si ritrova così anche quando il cittadino dovrebbe essere al centro della scena a fare i conti con un paradosso escludente sul piano dell’accessibilità.