Processo ai contradaioli, il 26 aprile la sentenza. In aula oggi le arringhe dei difensori di Nicchio e Valdimontone

Per 29 contradaioli chieste condanne a pene pecuniarie. Gli avvocati del Valdimontone e Nicchio chiedono le assoluzioni, De Mossi lancia appello al giudice per una "sentenza coraggiosa"

Di Redazione | 8 Marzo 2023 alle 18:00

Processo ai contradaioli, il 26 aprile la sentenza. In aula oggi le arringhe dei difensori di Nicchio e Valdimontone

Avrà il suo epilogo il prossimo 26 aprile il lungo e annoso procedimento penale scaturito dai fronteggiamenti post Carriera dell’Assunta 2015 tra Nicchio, Valdimontone e Onda (i contradaioli della Torre sono già usciti dal procedimento), che vede accusate 30 persone di rissa aggravata (per 29 la Procura ha chiesto la condanna a pene pecuniarie da 215 a 600 euro).

Oggi in aula spazio alle ultime arringhe dei difensori dei contradaioli coinvolti, in particolare di Valdimontone e Nicchio. Gli avvocati Fabio e Giulio Pisillo per il Valdimontone, nel chiedere l’assoluzione degli assistiti per non aver commesso il fatto e per la particolare tenuità dello stesso, hanno sottolineato in punta di diritto la peculiarità delle condotte legate alla tradizione paliesca e la non volontà dei coinvolti di compiere violenza e di non farsi male l’uno con l’altro, evidenziando come significativi il lasciar passare i contradaioli vittoriosi della Selva e gli scambi di strette di mano dopo le scintille; in particolare l’avvocato Giulio Pisillo ha contestato il metodo di riconoscimento da parte della Polizia che non sarebbe stato diretto, ma tramite confronto documentale e utilizzo di “fonti confidenziale”, tanto da essere arrivati, per alcuni degli imputati, a possibili scambi di persona e identificazioni e associazione di persona approssimative.

Dopo la discussione dell’avvocato Cristiano Vecoli, la colorita arringa dell’avvocato dei Nicchiaioli Luigi De Mossi, che ha lanciato un accorato appello al giudice Elena Pollini per una sentenza “coraggiosa” a tutela della tradizione senese, le cui motivazioni sono destinate a fare storia. A concludere sono stati gli avvocati Carlo Pini e Daniela Marrelli.

C.C



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