Processo alla soprintendente, è battaglia in aula sulla pratica della villetta

Di Redazione | 10 Settembre 2019 alle 19:08

Processo alla soprintendente, è battaglia in aula sulla pratica della villetta

Riprende il procedimento che vede imputata la soprintendente alle belle arti e paesaggio di Siena-Arezzo-Grosseto Anna Di Bene, accusata di abuso d’ufficio e concussione

E’ ripreso oggi al Tribunale di Siena, dinanzi il collegio del presidente Luciano Costantini, il processo che vede protagonista l’architetto Anna Di Bene, la soprintendente (ora sospesa in via cautelare) per le belle arti delle province di Siena, Arezzo e Grosseto, imputata per abuso d’ufficio e concussione in relazione alla pratica di frazionamento di una villetta ad Ansedonia (Orbetello), risalente al 2015-2016.

In aula è stato ascoltato, in un’udienza prettamente tecnica, l’architetto Massimo Sabatino, il responsabile tecnico dell’ufficio edilizia del Comune di Orbetello, che vagliò, dando parere negativo vincolante, la pratica Tafi-Negroni al centro del procedimento. Questa, secondo l’accusa sostenuta dalla Pm Sara Faina, sarebbe stata approvata dalla Soprintendenza – pur in assenza di legittimità paesaggistica – attraverso pressioni e maltrattamenti nei confronti della responsabile del procedimento Vanessa Mazzini (costituitasi parte civile nel procedimento) che non aveva inizialmente rilasciato l’ok.

Sabatino, nel ripercorrere tutti i passaggi procedurali e tecnici, ha sottolineato le sue difficoltà nel concedere la sanatoria e la doppia conformità edilizia e paesaggistica, sottolineando di non essere a conoscenza al tempo del fatto che l’architetto che aveva fatto richiesta della sanatoria stessa per conto dei privati, Alberto Floridi (anche lui a giudizio per aver agito in concorso) fosse il marito della Di Bene.

C.C

 



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