Sono oltre 7.500 i toscani partiti nell’ultimo anno e 241 mila quelli che oggi vivono stabilmente all’estero. Numeri che raccontano una mobilità ormai strutturale e non più emergenziale, al centro del Rapporto Italiani nel mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato a Palazzo Strozzi Sacrati nel corso di una mattinata di studi promossa dalla Regione Toscana.
Sotto la lente non solo i dati statistici, ma anche gli aspetti sociali e antropologici di un fenomeno che, tra il 2006 e il 2024, si è trasformato profondamente. Dopo la crisi del 2008 l’emigrazione italiana è cresciuta in modo costante, fino a toccare nel 2024 un record storico di espatri. L’Europa resta il principale punto di approdo, con il 76% delle partenze dirette soprattutto verso Regno Unito, Germania e Svizzera.
Una dinamica che riflette le fragilità strutturali del Paese – lavoro precario, disuguaglianze territoriali, difficoltà di carriera – ma che oggi include anche una componente di scelta consapevole, progettualità personale e desiderio di sperimentare nuovi stili di vita.

Un’emigrazione “diversa”, più fluida e qualificata
“Siamo di fronte a un’emigrazione diversa rispetto al passato – spiega Filippo Giabbani, responsabile del settore Attività internazionali e Attrazione degli investimenti della Regione Toscana – più fluida e meno legata alle strutture associative storiche del Novecento. Ma è un’emigrazione di grande qualità: persone che possono aiutare la Toscana a promuoversi nel mondo, dall’attrazione degli investimenti alla cultura, fino all’offerta educativa”.
Alla domanda se questi toscani all’estero tornino, la risposta è netta: “Tornano se ci sono le condizioni. Il desiderio di rientrare c’è, ma non bastano incentivi fiscali: servono opportunità di lavoro e percorsi di carriera paragonabili a quelli trovati all’estero“.
Oggi, infatti, si parte non solo per lo stipendio più alto. “Si esce per vivere esperienze diverse, per metropoli come Londra o New York, per carriere più rapide – aggiunge Giabbani –. In Italia le classi dirigenti sono molto anziane e lasciano poco spazio ai giovani”.
I numeri del Rapporto: partenze in aumento e motivazioni complesse
A confermare l’accelerazione del fenomeno è Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel mondo 2025. “I cambiamenti nazionali si riflettono a livello regionale. In Toscana siamo passati da circa 5 mila partenze a oltre 7.500 in un solo anno, segno di un movimento continuo e in crescita”.
Non si tratta solo di giovani: “La mobilità è complessa. Riguarda soprattutto i 18-34enni, ma coinvolge anche famiglie e anziani sopra i 65 anni, che definiamo partenze previdenziali”. Un’emigrazione che secondo la Fondazione deve diventare uno strumento di lettura per chi governa.
“Viviamo da protagonisti l’epoca delle migrazioni – sottolinea Licata – ma la nostra è una mobilità malata, unidirezionale. Una volta partiti è difficile tornare. La guarigione sta nel rendere l’Italia un paese attrattivo, dove si possa anche scegliere di rientrare”.
La “ventunesima regione” e il nodo dell’attrattività
Gli italiani all’estero sono ormai una vera e propria “ventunesima regione”, con 6,5 milioni di persone. “Cresce soprattutto la componente giovanile – conclude Licata –: il desiderio di tornare c’è, ma spesso non si riesce a realizzarlo2.
Un quadro confermato da Sara Vatteroni, direttrice regionale della Fondazione Migrantes Toscana: “Oggi il profilo di chi parte è completamente cambiato. Se nel 2006 oltre il 40% degli espatriati aveva un basso livello di istruzione, ora la tendenza è opposta: partono sempre più laureati e persone altamente qualificate, soprattutto tra i 17 e i 34 anni”.
Le mete sono prevalentemente europee e nordamericane, ma ciò che preoccupa di più è altro: “La mancanza di opportunità in Italia rende difficile la circolarità. Non riusciamo a trattenere chi arriva né a far rientrare chi parte. Anzi, anche molti neoitaliani, una volta ottenuta la cittadinanza, scelgono altri Paesi europei. È il segno di un Paese che non attrae: ed è questo l’elemento più allarmante”.
