Un intervento duro quello di Samuele Picchianti, studente e rappresentante della mozione presentata oggi in Senato accademico all’Università di Siena, a sostegno del popolo palestinese e per una presa di posizione chiara dell’Ateneo contro ogni collaborazione con enti coinvolti in violazioni dei diritti umani. “Oggi questa seduta cade in giorni di tregua e di speranza – ha esordito Picchianti – con l’arrivo delle studentesse e degli studeni palestinesi a Siena e la sospensione dei bombardamenti su Gaza. Gli aiuti umanitari stanno finalmente entrando, ma ciò non cancella le macerie e la distruzione di un popolo che ha subito un genocidio”.
La mozione, firmata in meno di due settimane da oltre mille studenti, 123 lavoratori e lavoratrici, 168 dottorandi e specializzandi e 170 docenti, chiede quattro azioni concrete:
-interrompere ogni accordo con istituzioni e soggetti economici israeliani coinvolti nella violazione dei diritti umani;
-interrompere ogni collaborazione con Leonardo Spa e con l’esercito americano, per garantire che la ricerca universitaria non contribuisca a guerre o sistemi di oppressione;
-adottare un regolamento etico che vieti collaborazioni con enti legati alla produzione di armi o a violazioni dei diritti umani;
-aderire all’appello dei Rettori delle Università di Gaza, contribuendo alla ricostruzione del sistema accademico palestinese.
Nel suo intervento, Picchianti ha tracciato un quadro severo ma lucido delle responsabilità internazionali: “Non è solo un gruppo di fanatici al governo a rendere possibile un genocidio, ma una macchina politica, economica e culturale. Un apparato che comprende anche le università israeliane, dove vengono studiate e legittimate pratiche di occupazione e controllo, e dove la ricerca si intreccia con progetti militari e strategie di propaganda”. Una denuncia che si estende anche al ruolo dell’industria militare: “Leonardo Spa è parte della catena di approvvigionamento che alimenta la capacità militare di Israele. Circa il 75% del suo fatturato deriva da commesse militari, comprese collaborazioni industriali e tecnologiche con Tel Aviv. Fermare queste relazioni non richiede commissioni o studi, ma la volontà di essere coerenti con i valori che lo Statuto del nostro Ateneo già afferma: libertà, giustizia, pace e rispetto della dignità umana”.
Picchianti ha concluso con un appello alla responsabilità morale dell’università come luogo di pensiero critico e di pace:
“La mozione nasce da un bisogno semplice ma profondo: che l’università torni a essere un luogo di cambiamento. Che il sapere non serva la guerra, ma costruisca strumenti di comprensione, solidarietà e giustizia”.