"Siamo finiti in un tritacarne", il racconto dei fatti del Ranza in "Colpevoli di innocenza"

L'ex poliziotto del Ranza rompe il silenzio sul caso del 2018.

Di Redazione | 19 Novembre 2025 alle 13:00

"Siamo finiti in un tritacarne", il racconto dei fatti del Ranza in "Colpevoli di innocenza"

“Ci sono storie che non nascono per essere raccontate, ma per essere sopravvissute. Colpevoli di innocenza, è una di queste. Un racconto autentico, intenso e struggente, in cui la verità non è solo ciò che emerge dai fatti, ma ciò che resta inciso nella carne e nella memoria di chi ha vissuto l’ingiustizia sulla propria pelle. L’autore – con un linguaggio diretto, emotivo e disarmante – ci accompagna dentro una vicenda reale, dove la linea che separa il giusto dallo sbagliato si dissolve fino a confondersi”. C’è scritto così nell’opera di Fabio Strianese.

Lo scrittore da 7 anni sta vivendo un incubo giudiziario. Nel 2018 era tra i poliziotti penitenziari del Ranza di San Gimignano, diventati un caso nazionale per i noti fatti: i primi, nella storia della polizia penitenziaria in Italia, processati e condannati per il reato di tortura, introdotto nel 2017. È un libro potente, che come ha detto Strianese durante la presentazione al Teatro del Popolo di Colle Val d’Elsa, “deve essere sconcertante“. La presentazione ha visto la presenza di tanto pubblico, familiari, i colleghi, gli amici, l’amministrazione comunale colligiana, “la presenza del tifo giovanile” coadiuvato dalle figlie di Fabio. A parte questa nota di colore, uno dei sentimenti che ha prevalso di più durante la serata è stata l’emozione. Il racconto è di quelli che ti segnano. Inoltre il ricavato della presentazione andrà devoluto per le cure del piccolo Elia Tavani, bambino nato con PCI.

Queste le parole di Fabio Strianese: “Desidero anzitutto esprimere la mia immensa gratitudine per la straordinaria partecipazione alla presentazione del mio racconto. La serata non è stata solo un momento di condivisione, ma una preziosa occasione per realizzare una seppur piccola raccolta fondi per il guerriero Elia. La gioia che ho provato è stata inaspettata e travolgente, grazie alla presenza di colleghi, amici, semplici conoscenti, e all’onore di avere l’Amministrazione Comunale, con in testa il Sindaco Piero Pii. Ringrazio in particolare l’amico Carlo Spinelli e il suo staff per aver gestito in modo eccezionale una location storica e suggestiva che ha fatto da cornice perfetta all’evento.

L’obiettivo primario di questo racconto va oltre la mera narrazione degli eventi che hanno coinvolto me, i miei amici e colleghi. È un atto di verità che vuole accendere i riflettori su una storia creata e gestita con colpevole leggerezza, una vicenda che, da quasi sette anni, ha irrimediabilmente compromesso la carriera, la vita e la salute di quindici persone comuni. Questo racconto vuole suscitare stupore, incredulità e sdegno, dimostrando quanto sia facile per un episodio sfortunato, una semplice disattenzione o, peggio ancora, una inspiegabile e ingiustificata “odissea giudiziaria“, far precipitare individui normali in un tritacarne giuridico capace di rovinarne l’esistenza per anni.

Raccontare la verità dopo un lungo periodo di oscurantismo e silenzio è per me un’esigenza vitale, un passo fondamentale per andare avanti e sentirmi meno solo. L’affetto e la vicinanza delle persone comuni sono il mio sostegno più grande, un circolo virtuoso che spero si allarghi ulteriormente dopo la lettura. I primi riscontri, che riflettono rabbia, sorpresa e profonda incredulità, sono la conferma che questo cammino è giusto. Grazie a tutti. Vietato mollare.” Conclude Fabio Strianese.



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