È il romanzo “Muoio per te” dell’ex parlamentare socialista Riccardo Nencini ad essere il protagonista dell’ultimo appuntamento della rassegna culturale “Caselli Incontra” insieme agli studenti delle classi quinte dell’Istituto G. Caselli di Siena. Un incontro che ha incantato i ragazzi grazie alle capacità oratorie dell’autore che è riuscito a rendere contemporaneo un racconto storico come il terribile delitto Matteotti, inserendo però anche la forza e le capacità delle donne, come Velia Titta moglie di Matteotti, vicine ad alcuni degli uomini che hanno scritto la storia all’inizio del ‘900.
“In questo caso c’è una riscoperta obbligatoria del ruolo della donna, perché Anna Kuliscioff per Turati, Margherita Sarfatti per Mussolini, Giulia Schucht per Gramsci e Velia Titta per Matteotti, per il fantasma di Matteotti, perché Matteotti è già morto. Sono quattro donne che costruiscono assieme a loro un pezzo della storia d’Italia e andavano ricordate giustamente”.
Donne che sono state cancellate dalla storia, anche perché il fascismo voleva questo: ridurre la donna a fattrice umana rinchiusa tra le mura domestiche. Donne, invece, che hanno avuto un ruolo importante accompagnando le scelte di quegli uomini che hanno amato, hanno suggerito e con i quali hanno condiviso il dolore di una stagione terribile. Lo scopo dello scrittore, che oggi è anche presidente del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, è stato quello di riportare alla memoria un pezzo di storia che ha segnato la vita del nostro Paese e che segnerà anche il futuro.
“La storia si ripete, quindi la storia non è maestra di vita – spiega l’autore -. Però sapere quello che è successo e sapere dove le scelte di 50, 100 o 200 anni fa, possono portare una persona, una comunità o l’umanità, come avviene all’inizio degli anni ’20, è sicuramente utile. Intanto serve a ricostruire le radici e l’identità di un popolo, perché senza memoria è difficile costruire il futuro e poi significa anche conoscere quale è parte giusta della storia, perché c’è una parte giusta e una parte sbagliata. Chi muore per la libertà, in questo caso, è dalla parte giusta”.
L’ex sottosegretario socialista arriva a Siena, all’Istituto Giovanni Caselli, a presentare il libro a pochi giorni di distanza dal 25 aprile, una data di festa nazionale che purtroppo ancora qualcuno ha difficoltà a riconoscere. Per la quale Nencini non ha dubbi servono processi e tempi lunghi perché diventi patrimonio comune di tutti i cittadini italiani.
“Perché l’Italia ancora quella ferita non l’ha interamente chiusa. Ci fu un’Italia molto disponibile ad accettare la dittatura fascista – conclude Nencini -. È una cosa che non è lontanissima nel tempo perché sì, son passati 80 anni, che sono pochissimi. Le ferite sono ancora aperte, ma proprio perché sono aperte bisogna provare a fare quello che hanno fatto i francesi con la presa della Bastiglia, anche se allora non tutti condivisero quello che stava accadendo, è una festa condivisa, è la festa della nazione”.