Domani ricorre il 35° anniversario della Strage di Via dei Gazzani a Siena. Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di Marco Cordone, portavoce e fondatore del “Comitato dalla parte di Abele. Per non dimenticare”, il figlio di Antonio Cordone, l’uomo ucciso a Firenze qualche mese prima del tragico fatto senese da Sergio Cosimini, lo stesso che sparò e uccise i carabinieri Mario Forziero e Nicola Campanile del Nucleo Radiomobile di Siena.
“Non potendo essere presente domani 1 giugno a Siena alla cerimonia per ricordare la Strage di via Dei Gazzani dove persero la vita per mano di un criminale, due giovani Carabinieri del Nucleo Radiomobile della città del Palio, sento il dovere di intervenire su questo tragico episodio, per non dimenticare. Domani 1 giugno 2025 ricorre il 35⁰ anniversario della Strage di via Dei Gazzani per mano di Sergio Cosimini, autore materiale del crimine, dove persero la vita i due giovani Carabinieri Mario Forziero e Nicola Campanile del Nucleo Radiomobile di Siena nell’atto di fermare e controllare il pericoloso soggetto. Cosimini, qualche mese prima a Firenze in via Di Barbacane (26 dicembre 1989), aveva ucciso senza alcun motivo, a colpi di pistola, mio padre Antonio Cordone, noto personaggio dello Sport fiorentino (fu calciatore, podista e allenatore), mentre passeggiava col proprio cane, rimanendo a piede libero perché le indagini non avevano portato a lui come autore del delitto. Il tragico fatto di Firenze, allora passò alle cronache come ‘Il Giallo di Santo Stefano’.
Il Cosimini che venne catturato a Siena dove aveva dei parenti, grazie ad una perizia psichiatrica fu riconosciuto totalmente infermo di mente e per l’articolo 88 del Codice Penale, non imputabile perché affetto da Vizio totale di mente: evitò così il processo, la pena ed il carcere e riconosciuto comunque socialmente pericoloso, attraverso l’adozione di una misura di sicurezza detentiva, venne internato per 10 anni nell’OPG (Ospedale Psichiatrico Giudiziario) di Montelupo Fiorentino, da cui evase nel 1998, ed in altri OPG d’Italia, tra cui quello di Castiglione Delle Stiviere (MN). Con la chiusura, ormai da qualche anno, degli OPG, sembra sia stato internato alla REMS (Residenza per l’esecuzione delle Misure di Sicurezza), di Volterra dove non è prevista la vigilanza armata a differenza degli OPG e comunque non si hanno più notizie di lui perché per noi parenti delle vittime è molto difficile avere informazioni ed il soggetto criminoso, potrebbe anche essere stato rimesso in libertà. Nel ricordare con commozione i Carabinieri Mario Forziero e Nicola Campanile e accomunarli al ricordo di mio padre Antonio (sono tutti Abele del nostro tempo), mi chiedo e ci chiediamo se sia giusto che mentre noi parenti delle vittime, ricordiamo ogni anno con apposite cerimonie a Firenze e a Siena, i nostri cari congiunti, per non dimenticare, non si debba sapere dove oggi si trovi l’assassino dei nostri cari. Le Autorità competenti ci dovrebbero dare una risposta. Tra l’altro, a suo tempo, avevo presentato una proposta di riforma dell’articolo 88 del Codice Penale sul ‘Vizio totale di mente’ ed evidenziato che in Italia, spesso, nei processi si verifica un uso strumentale delle perizie psichiatriche. Purtroppo questo sistema giurisdizionale, così com’è, uccide due volte le vittime e schiaccia ogni giorno sotto un pesante fardello, la vita dei parenti delle stesse”.

Antonio Cordone
Oggi, alla presenza del Sindaco di Siena, del Presidente della Provincia, dei vertici provinciali delle Forze di polizia, nonché di una rappresentanza dei Carabinieri di Siena e della Associazione Nazionale Carabinieri di Siena, è stata celebrata una messa – officiata dal Cappellano Militare della Legione Carabinieri Toscana, presso la Chiesa di San Girolamo in Campansi, per commemorare i due Carabinieri uccisi, 35 anni fa, nel cuore della città di Siena. Successivamente sono state deposte due corone di alloro sul luogo dell’eccidio. Alla cerimonia hanno partecipato anche i familiari dei due caduti, accompagnati dal Comandante Provinciale dei Carabinieri di Siena.

Nel corso della cerimonia, è stato riportato alla memoria dei presenti quel tragico evento del 1° giugno 1990, quando l’equipaggio dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Siena, composto dai Carabinieri Mario FORZIERO e Nicola CAMPANILE, venne fatto oggetto di colpi di pistola, durante un controllo, da parte di uno sconosciuto che era stato notato a bordo di un ciclomotore. Entrambi i Carabinieri, trasportati presso il Policlinico di Siena, morirono per le gravi ferite riportate, mentre l’autore dell’efferato reato, riuscito inizialmente a dileguarsi a piedi nel centro storico cittadino, venne bloccato dalle altre forze di polizia, accorse in aiuto dei militari dell’Arma.
Ai Carabinieri Mario FORZIERO e Nicola CAMPANILE, il 21 dicembre 1990, con decreto del Presidente della Repubblica è stata concessa la Medaglia d’Oro al Valor Civile alla memoria, la massima ricompensa per premiare atti di eccezionale coraggio che manifestano evidente virtù civica, con la motivazione di seguito riportata:
“Componenti pattuglia automontata mentre si apprestavano all’identificazione del conducente di un motociclo, venivano fatti segno di un’improvvisa azione di fuoco. Benché gravemente feriti, cercavano di reagire con l’arma in dotazione ma, nel disperato tentativo di inseguire il malvivente, si accasciavano al suolo. Splendido esempio di giovani vite immolate con grande ardimento ed altissimo senso del dovere.”
