Siena, due anni senza Paolo Gozzi. La sorella Simona chiede giustizia: "Non meritava di morire così"

Il 16 settembre l’udienza preliminare per quattro medici delle Scotte accusati di cooperazione colposa. La famiglia: "Se qualcuno ha sbagliato deve pagare, non smetteremo mai di lottare per la verità"

Di Redazione | 7 Luglio 2025 alle 12:00

Siena, due anni senza Paolo Gozzi. La sorella Simona chiede giustizia: "Non meritava di morire così"

Due anni senza Paolo “Peo” Gozzi, il contradaiolo della Chiocciola deceduto all’ospedale delle Scotte il 7 luglio 2023 dopo tre giorni di ricovero, a causa di un incidente avvenuto a Sant’Andrea a Montecchio.

Il prossimo 16 settembre, di fronte al Gup del Tribunale di Siena, si svolgerà l’udienza preliminare nei confronti di quattro medici del nosocomio senese per i quali il sostituto procuratore della Repubblica, Silvia Benetti, ha chiesto il rinvio a giudizio. Il provvedimento riguarda un neurochirurgo di turno all’epoca dei fatti; due dirigenti medici del Pronto Soccorso e un medico intensivista, tutti accusati di aver agito in cooperazione colposa, adottando scelte cliniche non conformi alle buone pratiche mediche riconosciute dalla comunità scientifica.

Oggi, nella seconda ricorrenza della morte del 49enne, dipendente della Sei Toscana e direttore artistico della Compagnia dei Toscanacci, la sorella Simona Gozzi lo ricorda con grande affetto e nostalgia: “Paolo è sempre presente nei nostri cuori – rivela in esclusiva a Radio Siena Tv – e ogni giorno, sia a noi familiari sia agli amici, ci è costantemente vicino. E’ un dolore atroce che non si rimarginerà mai, purtroppo ci pensiamo costantemente, ma è pur vero che la vita deve andare avanti. Lo dobbiamo fare per mia mamma che ha bisogno sempre di vicinanza e soprattutto per i nostri nipoti. Lui avrebbe voluto così”.

La signora Simona è molto riservata, ma ha voluto aprirsi con noi: “Mio fratello mi manca tantissimo, noi due avevamo un rapporto molto forte. Eravamo due gemelli nell’anima, completamente diversi caratterialmente perché lui era molto estroverso, ma uniti. Ci sentivamo tutti i giorni. E’ stato una spalla costante per i miei figli e nipoti. Spesso rileggo i suoi tantissimi messaggi”.

Simona Gozzi adesso chiede verità: “Il nostro pensiero da due anni a questa parte è che se qualcuno ha sbagliato deve pagare. Deve essere fatta giustizia e io lotterò ogni giorno della mia vita per questo. Lo devo a Paolo, lo devo a mia mamma che mi ripete che se ne andrà senza mai sapere cosa è accaduto a suo figlio, lo dobbiamo a chi crede nella giustizia e nella buona sanità”.

L’ultimo pensiero di Simona Gozzi è rivolto proprio alla magistratura: “Ho fiducia nella giustizia, mi auguro che le cose possano andare avanti nel miglior modo possibile. Ma la rabbia è tanta. Nonostante siano passati due anni, il dolore è ancora forte e vogliamo sapere cosa è successo a Paolo che non meritava di morire in quel modo”.



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