Siena: le Chiese del Santuccio, Santa Maria delle Nevi e la Cappella del Taja riaprono al pubblico

È l'importante risultato dell’accordo di partenariato pubblico-privato siglato dalla Direzione regionale musei della Toscana con la Fondazione Conservatori Riuniti di Siena

Di Redazione | 8 Settembre 2023 alle 17:30

Tre importanti testimonianze dell’architettura e dell’arte senese dal Quattrocento al Settecento incastonate nel tessuto urbano cittadino, la Chiesa di Santa Maria degli Angeli detta del Santuccio, la Chiesa di Santa Maria delle Nevi e la Cappella del Taja riapriranno le porte al pubblico che potrà tornare a scoprire alcuni dei più significativi esempi di devozione eretti dalle nobili famiglie senesi e le sculture, affreschi, dipinti e opere che le decorano.

È il risultato dell’accordo di partenariato pubblico-privato siglato dalla Direzione regionale musei della Toscana con la Fondazione Conservatori Riuniti di Siena presentato oggi da Stefano Casciu, Direttore regionale dei musei della Toscana del MiC eMarcello Rustici, Presidente Fondazione Conservatori riuniti di Siena.

Sono inoltre intervenuti gli storici dell’arte Elisabetta Cioni e Gabriele Fattorini.

Il nuovo accordo ha l’obiettivo di valorizzare e ampliare l’apertura di luoghi significativi per Siena, fino ad oggi solo occasionalmente aperti al pubblico, all’interno di una strategia di sviluppo territoriale che consentirà in un contesto più generale l’incremento dell’offerta culturale della città di Siena, per  incentivare un turismo più stanziale e più consapevole.

La Chiesa di Santa Maria degli Angeli detta il Santuccio e la Chiesa di Santa Maria delle Nevi saranno aperte dal 13 settembre tutti i mercoledì dalle 10:00 alle 12:30. I visitatori saranno accompagnati dai collaboratori storici dell’arte della Fondazione che ne illustreranno la storia ed il patrimonio artistico e culturale. La Cappella del Taja in Palazzo Barabesi sarà aperta su prenotazione con le stesse modalità.

Chiesa del Santuccio

In un’ottica di contestualizzazione sia storica che geografica, le aperture si completano con la visita all’importante complesso della Fondazione Conservatori Riuniti e alla sua storica chiesa di San Raimondo, gioiello barocco, già aperto ai visitatori.

L’accordo prevede inoltre per il futuro lo sviluppo di un progetto più articolato con un programma di visite guidate speciali, eventi culturali, iniziative congiunte, attività educative per favorire la comprensione della storia e delle opere d’arte di Siena, la realizzazione di percorsi turistici-culturali integrati nell’ambito territoriale di Siena,con programmi di sviluppo culturale e forme di integrazione con il sistema turistico regionale, la sperimentazione e l’innovazione nel campo della conoscenza, comunicazione e gestione del patrimonio culturale, la ricerca di partnership di soggetti privati interessati a compartecipare alla progettazione, finanziamento e gestione di attività imprenditoriali in settori connessi al patrimonio culturale ed allo sviluppo tecnologico: industrie creative culturali, industrie vocate al recupero dei “saperi” e tradizioni locali, industrie della filiera del turismo culturale sostenibile e imprese che sviluppino conoscenze tecnologiche al servizio della valorizzazione del patrimonio culturale.

“L’innovativo strumento del partenariato pubblico-privato consente di mettere a frutto ed ottimizzare le relazioni di natura istituzionale e culturale che gli organi periferici del Ministero mantengono e coltivano nei contesti locali – afferma Stefano Casciu, Direttore regionale dei musei della Toscana – A Siena ciò è particolarmente importante, in presenza di un fitto tessuto di associazioni, fondazioni ed enti che trae da una fortissima e secolare tradizione, consapevolezza e identità della propria storia. Collaborare quindi con la Fondazione Conservatori Riuniti, che ringrazio vivamente, è per noi di grande soddisfazione, e consentirà di restituire ancor più al pubblico luoghi della cultura preziosi ma finora meno conosciuti e frequentati.”

“Ringrazio sentitamente la sensibilità dimostrataci dal Ministero della Cultura, in particolar modo dal dott. Casciu direttore regionale dei musei della Toscana – afferma Marcello Rustici, Presidente Fondazione Conservatori riuniti di Siena –  per aver accolto la nostra proposta e sostenuto il nostro impegno che nell’ambito dei vincoli statutari, garantisce alla nostra città un supporto importante al fine di diffondere la conoscenza della storia di Siena e di riscoprire e valorizzare alcuni tesori che per lunghi periodi sono rimasti pressoché sconosciuti addirittura per i senesi stessi”

Matteo di Giovanni, Pala della Madonna delle Nevi, particolare della predella

Alcune notizie sui luoghi della cultura interessati all’accordo.

La Chiesa di Santa Maria degli Angeli al Santuccio faceva parte dell’omonimo monastero agostiniano femminile chiuso ai primi del Novecento. Eretta nel 1352 e ricostruita nel 1577 dall’architetto senese Annibale Bichi, deve il suo nome al fatto che tra i maggiori benefattori vi fu la nobile famiglia senese dei Santucci. La Chiesa costituisce un armonico complesso di decorazione tardo manierista, in cui Ventura Salimbeni illustra la storia del Santo Cavaliere Galgano con le scene del Sogno di San Galgano e di San Galgano in preghiera di fronte alla spada nella roccia. Fu proprio in questa chiesa che per lungo tempo venne custodita la reliquia della testa del santo, oggi esposta al Museo dell’Opera del Duomo. La grande tela nell’altare maggiore è opera a più mani di Francesco Vanni, Ventura Salimbeni e Sebastiano Folli; il dipinto con Santa Cecilia che suona l’organoè attribuito a Antonio Buonfigli, mentre il Concerto d’Angelia Ventura Salimbeni. I temi richiamano la passione per la musica coltivata dalle giovani monache agostiniane testimoniata anche dalla presenza di uno degli organi più antichi ancora esistenti risalente al 1531, attualmente in deposito in attesa di restauro.

La chiesa di Santa Maria delle Nevi fu fatta costruire tra il 1471 e il 1477 per volere di Giovanni Cinughi, primo vescovo di Pienza e membro di una delle più antiche famiglie nobiliari senesi, come cappella gentilizia, legata al culto dei familiari del vescovo. Amico fraterno di Papa Pio II, il vescovo Cinughi concepì questo spazio sacro isolato, al di fuori delle strutture del palazzo che si trovava nelle vicinanze, nel cuore della città di Siena, lungo l’antico tracciato della via Francigena. Il vescovo, che morì senza vedere la costruzione definitiva della chiesa, impegnò buona parte dei suoi beni per la realizzazione di questo edificio dedicato alla Madonna delle Nevi. La chiesa presenta una facciata rinascimentale a forma di tempietto, progettata di certo da una figura di spicco nell’ambito artistico dell’epoca, finora ignota.  Sull’altare è collocata la stupenda pala lignea dipinta da Matteo di Giovanni nel 1477  raffigurante la Madonna col Bambino in trono e i santi Pietro, Lorenzo, Caterina da Siena e Giovanni Evangelista, con la presenza degli angeli che reggono palle di neve, in ricordo della miracolosa nevicata d’agosto narrata nella predella, dove figurano anche gli stemmi Cinughi.

Cappella del Taja, particolare con lo stucco raffigurante l’Assunzione di Maria

La Cappella del Taja è situata sulla stessa via Francigena a poche decine di metri dalla Chiesa di Santa Maria delle Nevi. Nasce come luogo per la devozione privata e per la rappresentanza della famiglia del Taja che in origine possedeva l’intero palazzo.
La decorazione della cappella si deve probabilmente a Giulio del Taja, figura di spicco nella Siena a cavallo tra il Seicento e il Settecento. La cappella si caratterizza per le dimensioni maggiori rispetto ad altre cappelle dei palazzi nobiliari senesi ed è organizzata con una piccola navata e un presbiterio con l’altare. La decorazione, costituita da affreschi, monocromi su tela, stucchi bianchi e dipinti in finta radica, risponde ad una organica concezione decorativa di grande eleganza. Al di sopra dell’altare emerge dalla parete un rilievo in stucco che raffigura l’Assunzione della Vergine con il gruppo degli Apostoli.
Non molto conosciuta per la sua collocazione appartata, la cappellina costituisce un mirabile esempio di omogeneità figurativa di concezione tardo barocca nell’ambito degli spazi religiosi destinati alla devozione privata.



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