La sanità toscana cambia volto, e la direzione è chiara: più prossimità, più integrazione, più umanità. È la visione di Marco Torre, Direttore Generale dell’Asl Toscana Sud Est, che a Sette Giorni ha raccontato le sfide e le strategie del nuovo Piano Sanitario 2025-2027 da poco approvato dalla Regione Toscana. Un piano che riguarda un territorio vastissimo – oltre la metà della regione – e complesso, con 99 comuni distribuiti fra Arezzo, Siena e Grosseto, una delle aree più anziane d’Italia e, al tempo stesso, una delle più ricche di professionalità e potenzialità. “Più che chiedersi cosa cambierà per i cittadini, dobbiamo riconoscere che sono i cittadini a essere cambiati – ha esordito Torre – Negli ultimi dieci anni la nostra azienda ha fatto un lavoro enorme, eppure oggi le risposte non bastano più. Le innovazioni cliniche, tecnologiche e professionali hanno trasformato il modo di curare, ma anche la domanda di salute è completamente diversa”.
Il direttore generale individua nel nuovo piano la sfida più grande: ripensare l’organizzazione della sanità alla luce dei nuovi bisogni, con un approccio “One Health”, capace di unire salute, ambiente e sociale. “L’invecchiamento della popolazione, la denatalità, la concentrazione nei centri urbani – spiega – ci obbligano a superare la logica dell’emergenza e a prenderci cura del cittadino sempre, non solo quando entra in ospedale”. Con i suoi 99 comuni e la più bassa densità abitativa della Toscana, l’Asl Sud Est è un mosaico di realtà diverse. “Il concetto fondamentale è quello di rete – sottolinea Torre – . Una rete interna, prima di tutto di professionisti: abbiamo competenze straordinarie nei nostri ospedali e nei servizi territoriali. Ora dobbiamo metterle a sistema, connetterle e farle dialogare”. La nuova rete che si sta disegnando sarà ospedaliera e territoriale insieme, con una forte integrazione anche con il mondo delle istituzioni e delle associazioni locali. “Serve omogeneità di accesso, ma anche capacità di cucire i servizi su misura per ogni realtà – aggiunge-. Ogni territorio ha caratteristiche e bisogni propri”.
Torre ha spiegato che l’azienda sta ridisegnando completamente la rete ospedaliera e territoriale, definendo in modo chiaro i ruoli di ciascun presidio. “Abbiamo grandi ospedali come Arezzo e Grosseto, ma anche strutture più piccole che svolgono funzioni essenziali, come Poggibonsi o Nottola. Il loro ruolo sarà valorizzato dentro un sistema integrato”.
Il cambiamento, tuttavia, sarà visibile soprattutto sul territorio, dove nasceranno le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità finanziati dal PNRR. “A partire dalla primavera 2026 cominceremo ad accendere la nuova sanità territoriale. Saranno presidi aperti H24, vicini ai cittadini, dove trovare risposte immediate per bisogni sanitari non urgenti”. Un passo in avanti che si accompagna al numero unico 116117, già attivo come riferimento per i bisogni non emergenziali. “Con questo strumento e con la centrale aziendale informatizzata – spiega Torre – possiamo finalmente garantire una presa in carico più appropriata e ridurre gli accessi impropri ai pronto soccorso”.
La Value-Based Healthcare: curare meglio, non di più. Il nuovo corso dell’Asl Sud Est poggia su un principio chiave: la sanità basata sul valore. “Stiamo riorganizzando tutto secondo un approccio culturale e metodologico basato sulla Value-Based Healthcare”, afferma Torre. “Significa seguire il paziente lungo tutto il percorso, non solo quando è ricoverato, ma anche a casa, connesso con i servizi. L’obiettivo è migliorare la qualità di vita, ridurre gli spostamenti inutili e costruire prossimità”. Un’idea di sanità che punta a “fare quanto è necessario, laddove è necessario- come spiega il direttore -. Dobbiamo recuperare il senso di misura, garantendo che ogni euro speso porti valore per il paziente e per la comunità”. Al centro di tutto, però, restano le persone. “Il personale è l’altra grande sfida – ammette Torre -. La nostra è un’azienda a forte contenuto professionale, ma dobbiamo aumentare l’attrattività e creare condizioni di lavoro migliori”.
Per questo è stato avviato un percorso partecipativo per la definizione del nuovo piano strategico aziendale, che unisca identità, visione e pianificazione operativa. “Vogliamo coinvolgere i nostri professionisti nella costruzione del futuro, migliorare le condizioni di lavoro e creare percorsi di crescita chiari. Solo così i giovani medici e infermieri sceglieranno anche le realtà periferiche, sapendo che fanno parte di una rete viva, con accesso alla ricerca e alle tecnologie più avanzate”.
L’Asl Sud Est è anche un modello in tema di inclusione. È stata la prima azienda sanitaria pubblica a ottenere la certificazione di genere, grazie al lavoro del team guidato da Vittoria Doretti. “Ora vogliamo rendere quella struttura ancora più organica – spiega Torre – e raggiungere le oltre diecimila persone della nostra azienda. Ma la vera sfida è culturale: creare una leadership diffusa, dare voce ai professionisti, incoraggiare la creatività e la responsabilità. Non serve un capo che sa tutto, ma una comunità che cresce insieme”.
Poi il tema delle liste d’attesa. “È un tema nazionale e strutturale, ma l’obiettivo resta l’appropriatezza. Rivedendo i percorsi, avvicinandoci ai cittadini e integrandoci con la medicina generale, possiamo ridurre sprechi e concentrare risorse dove servono davvero. Se vogliamo continuare a garantire cure gratuite e farmaci innovativi, dobbiamo investire ogni euro in modo efficace e trasparente”.
Alla fine, la visione di Torre si riassume in una parola: partecipazione. “La mia motivazione sono le persone: i professionisti che lavorano ogni giorno con impegno e i cittadini che hanno bisogno di noi. Penso ai temi della natalità, della salute mentale, delle dipendenze che colpiscono i più giovani. Dobbiamo costruire una rete ampia, che includa associazioni, istituzioni, comunità. Perché spesso basta poco per creare quel valore in più che fa la differenza. Il nostro Servizio Sanitario Nazionale è ancora un’eccellenza mondiale, ma ha bisogno di ossigeno. Noi, nel nostro territorio, continueremo a fare la nostra parte con rigore, innovazione e responsabilità”.