Siena, Maurizio Landini (Cgil): “Il referendum è la rivolta di tutte le persone che hanno a cuore la democrazia”

Anche a Siena è partita ufficialmente la campagna referendaria della Cgil per il voto ai quesiti referendari sui temi del lavoro e della cittadinanza. All’Università per Stranieri di Siena, davanti a una numerosissima platea di delegate e delegati del territorio, si è svolta l’Assemblea delle Assemblee Generali. Cinque sono i quesiti, quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza, a cui gli italiani dovranno rispondere in una data ancora da definire, compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. Tanti gli interventi che si sono susseguiti questa mattina, ad aprire l’assemblea delle assemblee generali è stato il Rettore dell’Università per Stranieri di Siena Tomaso Montanari che ha ricordato come “l’Università è sotto attacco” e che attulamente “l’Università nel nostro paese è formata  dal 48% di personale precario”. Dopo di lui, la segretaria generale Cgil Siena Alice D’Ercole ha ricordato le emergenze che toccano il territorio, seguita dalle delegate e dai delegati sindacali e dalle funzionarie e funzionari. A chiudere la mattinata è stato il segretario generale Maurizio Landini che ha ribadito come la partecipazione al referendum “sia la rivolta di tutte le persone che hanno a cuore la democrazia.  Noi chiediamo innanzitutto di andare a votare – ha affermato -. Lo slogan che abbiamo scelto, ‘il voto è la nostra rivolta’, vuol proprio dire che, a partire da una scelta individuale, che è quella di andare a votare, si può, insieme, raggiungendo il quorum, rivoltare le cose sbagliate di questo Paese e dare un messaggio molto forte di fiducia nel futuro del nostro Paese”. “Il referendum – ha detto Landini – permette di ottenere dei risultati molto precisi: dare diritti in più a chi oggi non ce li ha, tutelare la sicurezza, dare cittadinanza a 2,5 milioni di persone che vivono, lavorano e pagano le tasse ma non ce hanno la cittadinanza, estendere a più di quattro milioni di persone le tutele contro i licenziamenti ingiusti, anche ai giovani, ridurre drasticamente la precarietà. Significa dare garanzie di sicurezza nei luoghi di lavoro, visto che la maggioranza degli infortuni e delle morti sul lavoro avviene nelle ditte in subappalto e in appalto”.