Siena, mensa e trasporto scolastico: "I figli dei non residenti trattati come studenti di serie B”

Se negli ultimi anni la differenza sulla mensa è stata parzialmente ridotta, “oggi i non residenti pagano 20 centesimi in più rispetto al massimo tariffario”, il vero nodo riguarda ora il trasporto scolastico

Di Simona Sassetti | 20 Settembre 2025 alle 10:30

Da anni combatte una battaglia che riguarda decine di famiglie che vivono appena fuori dai confini comunali ma che mandano i figli a scuola a Siena. Nico Cinali, residente a Montarioso – “a 80 metri reali dal Comune di Siena”, sottolinea – è il portavoce del comitato di genitori che si batte contro le tariffe maggiorate di mensa e trasporto scolastico applicate ai non residenti.

“Il problema nasce nel 2016, quando fu deciso che i non residenti dovessero pagare la cifra massima per la mensa. Nel 2021 a questo costo già alto si aggiunse un ulteriore rincaro di 2 euro a pasto, portando il prezzo da 6 a 8 euro- spiega Cinali – . La decisione fu presa a iscrizioni già avvenute: molte famiglie furono costrette a cambiare scuola ai propri figli”.

Un aggravio che ha colpito soprattutto chi vive a ridosso della città: Ponte a Bozzone, Fornacelle, Sovicille, Monteriggioni, Castelnuovo Berardenga. Zone che distano pochi chilometri dal centro, ma che vengono trattate come “estranee” dal punto di vista tariffario.

“È una questione assurda: ogni giorno entro ed esco dal Comune di Siena per forza di cose, ma mio figlio paga la mensa come se abitasse chissà dove- aggiunge -.  E parliamo di un servizio che non è nemmeno eccellente: al secondo giorno di scuola hanno servito pasta in bianco perché era terminato il pesto previsto”.

Se negli ultimi anni la differenza sulla mensa è stata parzialmente ridotta, “oggi i non residenti pagano 20 centesimi- sottolinea  – in più rispetto al massimo tariffario”, il vero nodo riguarda ora il trasporto scolastico.

“Il pulmino è passato da 250 euro a 350 euro per i non residenti, senza fermate dedicate e utilizzando le stesse del Comune di Siena. È una discriminazione evidente, che pesa sul bilancio delle famiglie e che colpisce i bambini, trattati di fatto come studenti di serie B”.

Il comitato ha scritto negli anni a sindaci, presidenti di Provincia e Regione, al garante per l’infanzia e persino alla Corte costituzionale, ricevendo pareri positivi ma mai una soluzione concreta da parte di Siena.

“Abbiamo proposto di seguire l’esempio della Liguria, dove una legge regionale del 2007 – poi rinnovata nel 2014 – ha stabilito che la tariffazione dei servizi scolastici deve basarsi sull’Isee e non sulla residenza. In Toscana si potrebbe fare lo stesso, ma il Comune di Siena continua a non affrontare seriamente la questione”.

Cinali sottolinea come questa disparità non sia solo un problema economico, ma anche educativo e sociale: “Alcuni bambini sono stati spostati di scuola dopo appena due settimane perché le famiglie non potevano sostenere i costi. È inaccettabile che un diritto fondamentale come l’istruzione venga condizionato dal portafoglio e dalla residenza. Chiediamo che si applichino le stesse regole di equità e progressività che valgono per i residenti: tariffe calcolate in base all’Isee. Nulla di più, ma nemmeno nulla di meno”.

Simona Sassetti

Nasce a Siena nel 1991, lavora a Siena Tv dal 2016. Ha scritto prima sul Corriere di Siena, poi su La Nazione. Va pazza per i cantanti indie, gli Alt-J, poi Guccini, Battiato, gli hamburger vegani, le verdure in pinzimonio. È allergica ai maschilismi casuali. Le diverte la politica e parlarne. Ama il volley. Nel 2004 ha vinto uno di quei premi giornalistici sezione giovani e nel 2011 ha deciso di diventarlo



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