Il silenzio in aula è stato rotto solo dalle parole, mai incerte, di una donna di 49 anni originaria di Firenze, residente a poche decine di chilometri da Siena. Davanti al giudice Simone Spina, la testimone ha ricostruito in ogni dettaglio la spirale di minacce, paure e intrusioni che l’avrebbero costretta a cambiare radicalmente la propria vita, fino alla decisione di denunciare l’ex compagno, un uomo di 35 anni originario dei balcani e domiciliato nella zona di Sovicille.
Il processo, iniziato oggi al Tribunale a Siena, vede l’uomo accusato di atti persecutori, violenza privata e tentata violazione di domicilio continuata.
Secondo la ricostruzione della Procura, rappresentata dal vice procuratore onorario Alberto Bancalà, l’imputato non avrebbe accettato la fine della relazione, trasformando la quotidianità della donna in una sequenza di ossessioni e allarmi. Sarebbero stati mesi di appostamenti sotto casa, telefonate incessanti, minacce, tentativi di entrare nell’abitazione e presenza costante nei luoghi frequentati dall’ex compagna. Tutti elementi, secondo l’accusa, che avrebbero determinato uno stato di angoscia e paura tale da indurla a modificare abitudini e relazioni.
Durante l’esame, molto articolato e durato circa un’ora, la donna – assistita dall’avvocato Manfredi Biotti – ha ripercorso con lucidità i momenti più difficili della vicenda, sottolineando come la pressione psicologica si fosse fatta insostenibile: “Vivevo nel terrore. Spesso restavo chiusa in casa senza nemmeno accendere la luce per non far vedere o sentire che ero dentro”, ha affermato con determinazione nel voler raccontare tutta la sua verità.
La deposizione è stata interrotta in alcuni momenti anche dall’emozione, ma la testimone non si è mai sottratta alle domande puntuali del pubblico ministero e, in alcuni passaggi, dello stesso giudice. Ha spiegato come la sua vita sia stata progressivamente ridotta a una gabbia, tra continue richieste di tornare insieme, minacce, imposizioni e anche richieste di denaro. Un episodio, riferito in aula, ha colpito per la crudeltà e la gravità della situazione: “Durante il battesimo di mia nipote mi ha tempestato di telefonate, è riuscito a entrare nel condominio e, forzando la porta, è entrato nel mio appartamento. Mi sono sentita violata nel mio spazio più intimo”. La 49enne ha raccontato di aver iniziato a soffrire di ansia costante, di non sentirsi più sicura nemmeno tra le mura domestiche e di aver dovuto discutere anche con i familiari per la necessità di allontanarsi.
Ha inoltre ricordato altri episodi di forte disagio, come la volta in cui si è sentita costretta ad acconsentire a un rapporto sessuale “solo per paura” o quando l’imputato le avrebbe imposto di non uscire di casa, presentandosi subito dopo sotto la sua abitazione: “Mi sentivo senza scampo”, ha aggiunto, “ricevevo telefonate e messaggi in continuazione, non avevo più una vita normale”. Momenti delicati si sono vissuti anche nel rapporto con la figlia: la testimone ha raccontato di aver dovuto convincere la ragazza ad assecondare l’uomo per paura di reazioni imprevedibili, sottolineando come anche la giovane avesse compreso la gravità della situazione, arrivando a temere scenari estremi. E tra i numerosi avvenimenti, la donna ha ricordato quanto avvenuto in una discoteca: dopo aver sporto denuncia, si era ritrovata nella stessa sala con l’ex compagno che l’ha seguita insistentemente per tutto il locale, costringendola a chiedere l’intervento dei carabinieri per poter rientrare a casa in sicurezza.
In apertura di udienza è stata ascoltata anche una sua amica, che ha raccontato le difficoltà vissute dalla donna nei mesi in cui, secondo l’accusa, i comportamenti dell’imputato sarebbero diventati sempre più insistenti e invadenti. Il verbale dell’indagine svolta dai carabinieri è stato acquisito agli atti.
L’esame della persona offesa proseguirà nella prossima udienza, fissata per il 1° dicembre. In quella data saranno ascoltati anche altri testimoni. Dalla ricostruzione dell’accusa emerge un quadro inquietante di controllo e oppressione, che la difesa – affidata all’avvocata Filomena D’Amora – cercherà ora di rimettere in discussione nella seconda parte del processo.