“La prove di ripartenza della distilleria Deta non sono andate bene”. A comunicarlo è il Comitato per la Tutela e la Difesa della Val d’Elsa . “E’ notizia di oggi che è stata disposta dalla Regione Toscana la sospensione dell’attività fino al 16 maggio. Il giorno dopo, il 17 maggio, in presenza dei tecnici Arpat, verranno effettuate nuove prove di ripartenza, con i cambiamenti apportati dall’azienda per il rispetto del limite odorigeno” prosegue il Comitato.
“Dati alla mano hanno dimostrano come ci sia stata una grave inosservanza ai limiti prescritti dal Decreto Dirigenziale 2582 della Regione Toscana del 19 febbraio 2021, prevista nel valore limite di 3.400 uoE/m3 Dai risultati dell’istruttoria tecnica, la regione aveva diffidato la distilleria al rispetto di quanto prescritto nell’Autorizzazione Unica Ambientale e aveva decretato la sospensione dell’attività relativa a quella delle lavorazioni che causavano le maleodoranze” ancora il Comitato.
Si afferma: “Gli esiti degli adeguamenti aziendali e l’attuazione delle prescrizioni Arpat probabilmente non sono state ritenute esaustive dalle Istituzioni. Infatti ci informano oggi che la Regione ha sospeso i lavori della Distilleria fino al 16 maggio. Il 17 riprenderanno l’attività per affettuare, in presenza di tecnici dell’ARPAT, le prove tecniche sul piano di contenimento olfattivo che dovrebbe mettere a punto l’azienda. La situazione è complessa e articolata e ha varie componenti: l’atto dirigenziale della Regione Toscana n. 6890 del 13 aprile argomenta il richiamo alla distilleria ad una corretta conduzione della propria attività, in particolare al rispetto puntuale e regolare di tutte le prescrizioni impartite con Decreto Dirigenziale della Regione Toscana n. 7707 del 12/08/2016 aggiornato con Decreto Dirigenziale n. 2582 del 19/02/2021”.
“L’azienda argomenta che i problemi sono legati anche ad un’incognita davanti a cui si è trovata, legata alla variabilità della materia prima, in quanto ogni azienda vitivinicola, a seconda del prodotto che vuole ottenere e delle condizioni climatiche, decide in maniera autonoma il numero e la tipologia di trattamenti a cui sottoporre le proprie uve in coltivazione. Da questo potrebbero derivare delle variazioni in termini di composizione e di composti aromatici e su queste variazioni, la distilleria non ha controllo”.
“Dal punto di vista del comitato il tipo di vinaccia impiegata, si riverbera sul progetto di ampliamento dell’attività della distilleria – così la nota – La precedente proprietà della distilleria usava esclusivamente vinacce toscane fermentate. Adesso dal traffico di Tir durante la vendemmia e dalle targhe osserviamo che le vinacce vengono dal Nord Italia e prevalentemente dall’Emilia Romagna e dal Veneto. La composizione della compagine societaria della cooperativa sociale vinacce di Modena vede la presenza di 64 soci, molti dei quali sono produttori di Lambrusco e Prosecco, vini non soggetti alla macerazione sulle bucce e generano le c.d. vinacce bionde. Tradizionalmente, le vinacce che si utilizzano per la produzione della grappa, attraverso la distillazione, sono quelle fermentate. Il progetto di espansione della distilleria fa convergere nella val d’Elsa un incremento di traffico veicolare su ruote, con incremento della CO2 e tonnellate di vinacce provenienti anche da territori che la stampa indica come fortemente inquinati dall’uso di pesticidi”.
“I motivi di preoccupazione del Comitato di tutela e difesa della Val d’Elsa sono tanti. Un anno e mezzo di lavoro con tenacia e serietà comincia a dare risultati. Ci hanno definito complottisti, persone poco raccomandabili, pifferai magici, ma con i fatti avevamo ragione a voler tenere accesi riflettori sulla vicenda dell’espansione della distilleria Deta. Adesso abbiamo fiducia nelle Istituzioni che tengano alta l’attenzione per tutelare la salute e l’ambiente della Val d’Elsa” conclude la nota del Comitato.