Siena si è stretta nel silenzio e nel dolore. Il debutto dello spettacolo “Indovina chi viene a cena”, previsto ai Teatri di Siena, è stato rinviato a seguito della tragica scomparsa di Miriam Oliviero, la giovane residente a Monteroni d’Arbia trovata senza vita nelle scorse ore. Una notizia che ha profondamente colpito la comunità e che ha risuonato anche dietro le quinte del Teatro dei Rinnovati.
“Quando ci è stata comunicata la notizia ci si è stretto il cuore. Abbiamo accolto immediatamente la richiesta di rimandare lo spettacolo. La nostra vicinanza alla famiglia di Miriam”, ha detto l’attore Cesare Bocci, visibilmente emozionato, prima ancora di iniziare l’intervista. Il cast e la compagnia hanno scelto di recuperare la replica questo pomeriggio alle ore 17, offrendo al pubblico la possibilità di assistere comunque allo spettacolo, mentre restano confermate le altre due repliche: oggi alle 21 e domani alle 17.
Sul palco, diretti da Guglielmo Ferro e con l’adattamento di Mario Scaletta, Cesare Bocci e Vittoria Belvedere interpretano la nuova versione teatrale del grande classico reso immortale al cinema da Katharine Hepburn e Spencer Tracy. Una storia che nasce nell’America degli anni Sessanta, quando i matrimoni misti erano ancora osteggiati e, in alcuni Stati, persino puniti penalmente.
“Lo spettacolo fa ridere, sì, ma fa soprattutto riflettere – racconta Bocci –. Parliamo di un’epoca in cui una coppia interrazziale poteva finire in galera. Ma anche oggi le discriminazioni esistono: per religione, per cultura, per ceto sociale. Per me non esistono razze. Esistono uomini e donne. Il teatro ci ricorda che siamo diversi, non superiori o inferiori”.
A colpire maggiormente Bocci è un dialogo che cita proprio durante l’intervista: “L’amore non guarda il colore della pelle. Guarda quello che c’è dentro, al cuore”.
Per l’attore, però, la magia più grande è un’altra: “Il silenzio del pubblico. Quel momento in cui senti che le persone stanno ascoltando con il cuore. Il silenzio è più potente di un applauso”.
Per Vittoria Belvedere, tornare a Siena è “come tornare a casa”. L’attrice racconta di aver costruito il suo personaggio – Christina Drayton, la madre della giovane innamorata – partendo dalla sua vita personale: “Sono mamma di tre figli. Ho provato a interpretare una madre che si trova davanti alla libertà dei figli e ai propri pregiudizi. Anche oggi, pur vivendo nel 2025, facciamo fatica ad accettare ciò che è diverso da noi. Pensiamo di sapere cosa sia meglio per i nostri figli, ma la vita è loro”. E aggiunge: “L’importante è che si amino. Punto”.
La commedia affronta un tema complesso con una scrittura brillante e raffinata: il pubblico ride, pensa, si emoziona. “Spesso alla fine ci dicono: “Ci avete fatto riflettere, è ancora attuale”. Ed è vero. I muri ci sono ancora, ma possiamo abbatterli con l’amore e con la comprensione”: Se dovesse descrivere lo spettacolo con una sola parola? Belvedere non ha dubbi: “Comprensione. E amore”.
L’ultima parola è del teatro. Lo spettacolo è elegante, ironico, profondo: racconta un tema universale con una leggerezza intelligente, quella che il teatro sa regalare quando un testo diventa specchio del presente.
“Il teatro è vivo – conclude Bocci –. La gente lo vuole, lo cerca. Nei teatri ci si nutre: magari non si mangia economia, ma si mangia qui dentro”, dice toccandosi il cuore.