Telefonate proibite dal carcere di Siena: sei mesi a quattro detenuti già condannati per incendio

Nuova condanna per gli autori del rogo nella sezione di Santo Spirito: il giudice Frangini riconosce l’uso illecito del cellulare dietro le sbarre, pene ridotte rispetto alla richiesta della Procura

Di Redazione | 5 Novembre 2025 alle 19:04

Telefonate proibite dal carcere di Siena: sei mesi a quattro detenuti già condannati per incendio

C’è chi in carcere cerca di passare il tempo leggendo, chi chiacchierando con i compagni di cella, e poi c’è chi trova il modo di chiamare casa ogni giorno, anche se non si dovrebbe. Protagonisti della vicenda sono quattro uomini tra i 26 e i 41 anni, originari di Toscana, Campania e Umbria, già noti alle cronache giudiziarie senesi per aver appiccato il fuoco nella sezione di Santo Spirito e per cui sono stati condannati poche settimane fa.

Stamattina, davanti al giudice dottor Fabio Frangini del tribunale di Siena, si è chiuso un nuovo capitolo della loro storia giudiziaria: questa volta non per i fuochi fatui, ma per numerose telefonate… clandestine.

L’accusa, sostenuta dalla vice procuratrice onoraria Maria Sebaste, ha ricostruito le abitudini dei quattro detenuti tra il 6 e il 27 febbraio 2023 all’interno della Casa Circondariale di Siena. Usando un telefono cellulare non autorizzato, gli imputati, con modalità del tutto autonome, hanno contattato più volte familiari e amici: c’era chi chiamava la madre, chi la sorella, chi la fidanzata o gli amici di vecchia data, spesso con cadenza quotidiana. Nulla di straordinario, se non fosse che il possesso e l’uso di un cellulare in carcere costituiscono reato.

Durante la requisitoria, il pubblico ministero ha sottolineato come la frequenza e la sistematicità delle chiamate dimostrino non solo la volontà di aggirare i controlli ma anche una certa organizzazione. La pena richiesta è stata di nove mesi di reclusione, tenuto conto anche del precedente penale recente dei quattro imputati, puniti per aver dato alle fiamme i mobili della cella e aver resistito agli agenti di polizia penitenziaria, in un episodio che aveva messo a rischio la sicurezza della struttura. La difesa, affidata all’avvocato Alessandro Betti (per tre imputati) e all’avvocatessa Carla Guerrini, ha invece puntato sull’aspetto umano, ricordando il contesto di isolamento e disagio vissuto dagli imputati e la natura non violenta della condotta contestata.

Il giudice ha riconosciuto la responsabilità dei quattro uomini, sottolineando la gravità della violazione e l’esigenza di tutelare l’ordine all’interno delle carceri. Tuttavia, il dottor Frangini ha ritenuto di non accogliere integralmente la richiesta del pubblico ministero, condannando ciascun imputato a sei mesi di reclusione per l’uso indebito del telefono.

L’udienza si è svolta alla presenza di un solo imputato.



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