Ha scatenato le polemiche prima ancora di partire, si tratta del nuovo corso “Teorie queer e traduzione”, presentato questa mattina all’Università per Stranieri di Siena dal Rettore Tomaso Montanari, un’iniziativa accademica innovativa che intende esplorare il rapporto tra teoria queer e pratiche traduttive, offrendo nuovi spunti di riflessione critico-teorica e metodologica. Ma c’è chi lo ha definito “una deriva ideologica che l’attuale rettore, Tomaso Montanari, sta imponendo a un’istituzione che dovrebbe essere dedita alla formazione e alla cultura, e non alla propaganda”, citando le parole dell’esponente di Forza Italia Lorenzo Grassini. Parole che hanno trovato pronta risposta dallo stesso Montanari (intervento che andrà in onda durante la trasmissione Il Punto questa sera alle 19.30 su Siena Tv), il quale ha voluto riportare interamente l’attacco dell’esponente di FI.
“Mi scuso di aver letto queste parole indegne, grottesche e ridicole – afferma rivolto agli studenti presenti durante l’inaugurazione-, ma l’ho fatto perché dobbiamo essere consapevoli che non si tratta delle posizioni di un singolo politico accecato dall’odio, dall’ignoranza. Sono esattamente le posizioni di chi, non solo in Italia ma in quasi tutto l’Occidente, ormai ha il potere di cancellare la libertà. Ed è dunque urgente prenderne atto, conoscerle, non rimuoverle, non prenderle soltanto sorridendo. Si può sorridere – aggiunge-, ma la conclusione è terribilmente seria e dobbiamo rispondere con chiarezza e con fermezza. L’università non è come certi partiti padronali, ha una sua democrazia interna e nessun Rettore può imporre un’ideologia o anche solo un’agenda che non sia condivisa dalla comunità – risponde -. Questo corso purtroppo non è una mia idea, ma la rivendico come opera collettiva, inoltre dico una parola sulla competitività. Qui davanti abbiamo scritto le parole di Virginia Woolf: “un’università che non prepari alla competizione, ma un’università che prepari all’arte di comprendere l’altro”. La competizione è sorella della guerra. Ricordo con forza, e questo è il punto essenziale, che solo la comunità scientifica può decidere cosa sia la scienza e su cosa fare ricerca. Qualsiasi intromissione del potere politico segna immediatamente l’uscita della democrazia liberale e costituzionale. È in Ungheria che Orban ha proibito gli studi di genere nelle università prima di mettere sotto il controllo del suo partito. Le miserabili dichiarazioni che ho letto calpestano la Costituzione e offendono lo Stato di diritto. Noto nel suo curriculum – chiude rispondendo ancora a Grassini _ che il nostro interlocutore si definisce collezionista di opere d’arte, elencando tra gli artisti posseduti anche Caravaggio. Sono certo che riuscirà a spiegare ciò che la comunità degli studi non è riuscita a fare in secoli di riflessione, e cioè se alcuni personaggi dei quadri giovanili di Caravaggio siano uomini o siano donne. Perché è davvero impossibile capirlo. Sono certo che ne distinguerà il genere con la stessa virile nettezza usata dal presidente Trump nel suo ordine esecutivo: o maschio o femmina”.
Il rettore ha inoltre ricordato durante l’inaugurazione del corso, Michela Murgia “è stata l’intellettuale italiana che forse meglio di tutti è riuscita a spiegare che cosa vuol dire queer, questo senso di libertà, di non controllabilità. Viviamo in un tempo in cui le parole di fuoco sono paragonabili a quelle che Foucault vedeva nella società del suo tempo: sorvegliare e punire. Questo torna molto attuale e torna contro l’università. Di questi giorni la notizia che Trump abolisce il ministero dell’Istruzione – aggiunge – e toglie 400 milioni di finanziamento a Columbia, accusata di antisemitismo falsamente. È un momento in cui si riaccendono i roghi della caccia alle streghe. Le streghe sono le università che hanno il torto di insegnare a pensare. Beh, noi continueremo a farlo in un momento come questo in cui la società fa passi indietro. Io mi chiedo chi davvero vorrebbe pensare a queste ragazze, questi ragazzi con un fucile in mano a difendere i confini non si sa bene da chi. Ma davvero dobbiamo spendere 800 miliardi europei per dare un fucile a ciascuno di questi ragazzi e ragazze? A me sembra una follia”.