Arriva dal gruppo di ricerca coordinato dal professor Antonio Giordano, docente di Anatomia e Istologia patologica presso il dipartimento di Biotecnologie mediche dell’Università di Siena e direttore della Sbarro Health Research Foundation, un importante risultato scientifico per la terapia del mesotelioma.
Un recente studio in vitro, pubblicato sul Journal of Cellular and Molecular Medicine, ha dimostrato che il silenziamento del gene che codifica per la proteina PRMT5 ha un potenziale terapeutico per il trattamento di questo tumore, molto aggressivo e principalmente correlato all’esposizione all’amianto, per il quale attualmente non sono disponibili terapie efficaci. Il gruppo di ricerca ha approfondito per la prima volta il ruolo di PRMT5 nei mesoteliomi, dimostrando che il suo silenziamento rallenta la crescita delle cellule bloccandone la capacità di moltiplicarsi.
“Lo studio – spiega il professor Giordano – offre la possibilità di individuare quei mesoteliomi che potrebbero essere trattati con gli inibitori di PRMT5, una nuova classe di farmaci attualmente in fase di sperimentazione clinica su pazienti affetti da altri tipi di neoplasie”.
“I risultati ottenuti sono in accordo con studi precedenti su altri tumori – sottolinea la dottoressa Marcella Barbarino, ricercatrice del team dell’Ateneo senese – e rappresentano un punto di partenza per la valutazione degli inibitori del PRMT5 nei mesoteliomi che sono caratterizzati dalla distruzione di MTAP, un enzima chiave nel ciclo di recupero dell’adenina e della metionina, spesso distrutto nei mesoteliomi a causa della sua vicinanza con CDKN2A, uno dei geni più frequentemente distrutti in questa neoplasia”.
“Questi risultati promettenti – conclude Giordano – contribuiscono alla comprensione dei meccanismi molecolari alla base della progressione del mesotelioma e potrebbero essere quindi sfruttati terapeuticamente”. Lo studio è stato finanziato dalla Mesothelioma Applied Research Foundation (MARF) e dalla Sbarro Health Research Organization (SHRO).